Volume 5

Edizione Giuntina
    di San Martino, già stata dipinta da lui, con incredibile dispia-
    cere de' suoi parenti e di tutti i cittadini.
    Fu Girolamo uomo sempre da bene, intantoché mai di lui non si
    sentì cosa mal fatta. Fu non solo pittore, scultore et architettore, ma
5   ancora buon musico. Fu bellissimo ragionatore et ebbe ottimo tratte-
    nimento. Fu pieno di cortesia e di amorevolezza verso i parenti e
    amici; e quello di che merita non piccola lode, egli diede principio
    alla casa dei Genghi in Urbino, con onore, nome e facultà. Lasciò
    due figliuoli, uno de' quali seguitò le sue vestigia et attese alla ar-
10   chitettura, nella quale, se da la morte non fusse stato impedito, ve-
    niva eccellentissimo, sì come dimostravano li suoi principii; e l'altro,
    che attese alla cura famigliare, ancor oggi vive.
    Fu, come s'è detto, suo discepolo Francesco Menzochi da Furlì,
    il quale prima cominciò, essendo fanciulletto, a disegnare daùssé,
15   immitando e ritraendo in Furlì nel Duomo una tavola di mano
    di Marco Parmigiano da Forlì, che vi fe' dentro una Nostra
    Donna, San Ieronimo et altri Santi, tenuta allora delle pitture mo-
    derne la migliore; e parimente andava immitando l'opere di Rondi-
    nino da Ravenna, pittore più eccellente di Marco, il quale aveva poco
20   innanzi messo allo altar maggiore di detto Duomo una bellissima ta-
    vola, dipintovi dentro Cristo che comunica gli Apostoli, et in un
    mezzo tondo sopra un Cristo morto; e nella predella di detta tavola
    storie di figure piccole de' fatti di Santa Elena, molto graziose; le
    quali lo ridussono in maniera, che venuto, come abbiàn detto, Giro-
25   lamo Genga a dipignere la cappella di S. Francesco di Furlì per mes-
    ser Bartolomeo Lombardino, andò Francesco allora a star col Genga
    ed a quella comodità d'imparare, e non restò di servirlo mentre che
    visse; dove et a Urbino et a Pesero nell'opera dell'Imperiale lavorò,
    come s'è detto, continuamente, stimato et amato dal Genga, perché
30   si portava benissimo, come ne fa fede molte tavole di sua mano in
    Furlì, sparse per quella città, e particolarmente tre che ne sono in
    San Francesco; oltre che in palazzo nella sala v'è alcune storie a
    fresco di suo. Dipinse per la Romagna molte opere. Lavorò ancora in
    Vinezia per il reverendissimo patriarca Grimani quattro quadri gran-
35   di a olio, posti 'n un palco d'un salotto in casa sua, attorno a uno
    ottangolo che fece Francesco Salviati, ne' quali sono le storie di
    Psiche, tenuti molto belli. Ma dove egli si sforzò di fare ogni diligenza
    e poter suo, fu nella chiesa di Loreto alla cappella del Santissimo
    Sagramento, nella quale fece intorno a un tabernacolo di marmo, do-
40   ve sta il corpo di Cristo, alcuni Angeli, e nelle facciate di detta cappella
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