Volume 5

Edizione Giuntina
    da spendere o da altra cagione, ha più tosto cera di casamento da
    uomo fantastico e soletario che di ben considerata abitura: con ciò
    sia che alla stanza dove stava a dormire e talvolta a lavorare si saliva
    per una scala di legno, la quale, entrato che egli era, tirava su con
5   una carrucola, a ciò niuno potesse salire da lui senza sua voglia o
    saputa. Ma quello che più in lui dispiaceva agl'uomini, si era che
    non voleva lavorare se non quando e a chi gli piaceva, et a suo ca-
    priccio; onde essendo ricerco molte volte da gentiluomini che disi-
    deravano avere dell'opere sue, et una volta particolarmente dal ma-
10   gnifico Ottaviano de' Medici, non gli volle servire: e poi si
    sarebbe messo a fare ogni cosa per un uomo vile e plebeo, e per vi-
    lissimo prezzo. Onde il Rossino muratore, persona assai ingegnosa
    secondo il suo mestiere, facendo il goffo, ebbe da lui, per pagamento
    d'avergli mattonato alcune stanze e fatto altri muramenti, un bel-
15   lissimo quadro di Nostra Donna, il quale facendo Iacopo, tanto sol-
    lecitava e lavorava in esso, quanto il muratore faceva nel murare. E
    seppe tanto ben fare il prelibato Rossino, che oltre il detto quadro
    cavò di mano a Iacopo un ritratto bellissimo di Giulio cardinal de'
    Medici, tolto da uno di mano di Raffaello, e davantaggio un quadretto
20   d'un Crucifisso molto bello; il quale, se bene comperò il detto ma-
    gnifico Ottaviano dal Rossino muratore per cosa di mano di Iacopo,
    nondimeno si sa certo che egli è di mano di Bronzino, il quale lo
    fece tutto da per sé mentre stava con Iacopo alla Certosa, ancorché
    rimanesse poi, non so perché, appresso al Puntormo. Le quali tutt'e
25   tre pitture, cavate dall'industria del muratore di mano a Iacopo, sono
    oggi in casa messer Alessandro de' Medici figliuolo di detto Ottavia-
    no. Ma ancorché questo procedere del Puntormo e questo suo vivere
    soletario e a suo modo fusse poco lodato, non è però, se chi che sia
    volesse scusarlo, che non si potesse; con ciò sia che di quell'opere
30   ch'e' fece se gli deve avere obligo, e di quelle che non gli piacque di
    fare, non l'incolpare e biasimare. Già non è niuno artefice obligato a
    lavorare se non quando e per chi gli pare: e se egli ne pativa, suo dan-
    no. Quanto alla solitudine, io ho sempre udito dire ch'ell'è amicissima
    degli studii: ma quando anco così non fusse, io non credo che si
35   debba gran fatto biasimare chi senza offesa di Dio e del prossimo
    vive a suo modo, et abita e pratica secondo che meglio aggrada alla
    sua natura.
    Ma per tornare (lasciando queste cose da canto) all'opere di Ia-
    copo, avendo il duca Alessandro fatto in qualche parte racconciare la
40   villa di Careggi, stata già edificata da Cosimo Vecchio de' Medici,
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