Volume 5

Edizione Giuntina
    anco il fradiciccio intorno agl'occhi, e le carni morte affatto nell'estre-
    mità de' piedi e delle mani, là dove non era ancora lo spirito arrivato.
    In un quadro d'un braccio e mezzo fece alle donne dello Spedale
    degl'Innocenti, in uno numero infinito di figure piccole, l'istoria de-
5   gl'undicimila Martiri stati da Diocleziano condennati alla morte e
    tutti fatti crucifiggere in un bosco: dentro al quale finse Iacopo una
    battaglia di cavalli e d'ignudi molto bella, et alcuni putti bellissimi,
    che volando in aria aventano saette sopra i crucifissori; similmente
    intorno all'imperadore che gli condanna sono alcuni ignudi che vanno
10   alla morte, bellissimi. Il qual quadro, che è in tutte le parti da lodare,
    è oggi tenuto in gran pregio da don Vincenzio Borghini, spedalingo
    di quel luogo e già amicissimo di Iacopo. Un altro quadro simile al
    sopradetto fece a Carlo Neroni, ma con la battaglia de' Martiri sola
    e l'Angelo che gli battezza, et appresso il ritratto di esso Carlo. Ri-
15   trasse similmente nel tempo dell'assedio di Fiorenza Francesco Guar-
    di in abito di soldato, che fu opera bellissima; e nel coperchio poi di
    questo quadro dipinse Bronzino Pigmalione che fa orazione a Ve-
    nere, perché la sua statua, ricevendo lo spirito, s'aviva e divenga (co-
    me fece secondo le favole d'i poeti) di carne e d'ossa. In questo tem-
20   po, dopo molte fatiche, venne fatto a Iacopo quello che egli aveva
    lungo tempo disiderato: perciò che avendo sempre avuto voglia d'a-
    vere una casa che fusse sua propria e non avere a stare a pigione, per
    potere abitare e vivere a suo modo, finalmente ne comperò una
    nella via della Colonna, dirimpetto alle monache di Santa Maria
25   degl'Angeli.
    Finito l'assedio, ordinò papa Clemente a messer Ottaviano de'
    Medici che facesse finire la sala del Poggio a Caiano. Per che,
    essendo morto il Francia Bigio et Andrea del Sarto, ne fu data intera-
    mente la cura al Puntormo, il quale, fatti fare i palchi e le turate, co-
30   minciò a fare i cartoni; ma perciò che se n'andava in ghiribizzi e
    considerazioni, non mise mai mano altrimenti all'opera. Il che non
    sarebbe forse avvenuto se fusse stato in paese il Bronzino, che allora
    lavorava all'Imperiale, luogo del duca d'Urbino, vicino a Pesero. Il
    quale Bronzino, se bene era ogni giorno mandato a chiamare da Ia-
35   copo, non però si poteva a sua posta partire, però che avendo fatto
    nel peduccio d'una volta all'Imperiale un Cupido ignudo molto bel-
    lo, et i cartoni per gl'altri, ordinò il prencipe Guidobaldo, conosciuta
    la virtù di quel giovane, d'essere ritratto da lui. Ma perciò che voleva
    essere fatto con alcune arme che aspettava di Lombardia, il Bronzino
40   fu forzato trattenersi più che non arebbe voluto con quel prencipe, e
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