Volume 5

Edizione Giuntina
    Vicino al monasterio di Boldrone, in sulla strada che va di lì a
    Castello, et in sul canto d'un'altra che saglie al poggio e va a Cercina,
    cioè due miglia lontano da Fiorenza, fece in un tabernacolo a fresco
    un Crucifisso, la Nostra Donna che piange, San Giovanni Evange-
5   lista, Santo Agostino e San Giuliano: le qual tutte figure, non es-
    sendo ancora sfogato quel capriccio e piacendogli la maniera tedesca,
    non sono gran fatto dissimili da quelle che fece alla Certosa. Il che
    fece ancora in una tavola che dipinse alle monache di Santa Anna,
    alla Porta a S. Friano; nella qual tavola è la Nostra Donna col putto
10   in collo e Sant'Anna dietro, San Piero e San Benedetto con altri San-
    ti; e nella predella è una storietta di figure piccole, che rappresen-
    tano la Signoria di Firenze quando andava a processione con trom-
    betti, pifferi, mazzieri, comandatori e tavolaccini, e col rimanente
    della famiglia; e questo fece però che la detta tavola gli fu fat-
15   ta fare dal capitano e famiglia di palazzo.
    Mentre che Iacopo faceva quest'opera, essendo stati mandati in
    Firenze da papa Clemente Settimo, sotto la custodia del legato Sil-
    vio Passerini cardinale di Cortona, Alessandro et Ipolito de' Medici,
    ambi giovinetti, il magnifico Ottaviano, al quale il Papa gli aveva
20   molto raccomandati, gli fece ritrarre amendue dal Puntormo, il quale
    lo servì benissimo e gli fece molto somigliare, comeché non molto
    si partisse da quella sua maniera appresa dalla tedesca. In quel d'Ipo-
    lito ritrasse insieme un cane molto favorito di quel signore, chiamato
    Rodon, e lo fece così proprio e naturale che pare vivissimo. Ritrasse
25   similmente il vescovo Ardinghelli, che poi fu cardinale; et a Filippo
    del Migliore suo amicissimo dipinse a fresco nella sua casa di via
    Larga, al riscontro della porta principale, in una nicchia, una femina
    figurata per Pomona, nella quale parve che cominciasse a cercare di
    volere uscire in parte di quella sua maniera tedesca.
30   Ora vedendo per molte opere Giovambattista della Palla farsi ogni
    giorno più celebre il nome di Iacopo, poiché non gl'era riuscito
    mandare le pitture, dal medesimo e da altri state fatte al Borgherini,
    al re Francesco, si risolvé, sapendo che il re n'aveva disiderio, di
    mandargli a ogni modo alcuna cosa di mano del Puntormo. Per che
35   si adoperò tanto, che finalmente gli fece fare in un bellissimo qua-
    dro la Ressurezzione di Lazzaro, che riuscì una delle migliori opere
    che mai facesse e che mai fusse da costui mandata (fra infinite che
    ne mandò) al detto re Francesco di Francia: e oltre che le teste erano
    bellissime, la figura di Lazzaro, il quale ritornando in vita ripigliava
40   i spiriti nella carne morta, non poteva essere più maravigliosa, avendo
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