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di mio marito, et il quale io intendo col proprio sangue e colla stessa |
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vita difendere. Esci di questa casa con questi tuoi masnadieri, Gio- |
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vambattista, e va' di' a chi qua ti ha mandato comandando che queste |
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cose si lievino dai luoghi loro, che io son quella che di qua entro non |
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voglio che si muova alcuna cosa; e se essi, i quali credono a te, uomo |
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dappoco e vile, vogliono il re Francesco di Francia presentare, va- |
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dano e sì gli mandino, spogliandone le proprie case, gl'ornamenti |
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e ' letti delle camere loro; e se tu sei più tanto ardito che tu venghi per |
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ciò a questa casa, quanto rispetto si debba dai tuoi pari avere alle |
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case de' gentiluomini, ti farò con tuo gravissimo danno conoscere». |
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Queste parole adunque di madonna Margherita, moglie di Pierfran- |
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cesco Borgherini e figliuola di Ruberto Acciaiuoli, nobilissimo e pru- |
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dentissimo cittadino, donna nel vero valorosa e degna figliuola di |
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tanto padre, col suo nobil ardire et ingegno fu cagione che ancor si |
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serbano queste gioie nelle lor case. |
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Giovanmaria Benintendi, avendo quasi ne' medesimi tempi adorna |
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una sua anticamera di molti quadri di mano di diversi valentuomini, |
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si fece fare, dopo l'opera del Borgherini, da Iacopo Puntormo, sti- |
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molato dal sentirlo infinitamente lodare, in un quadro l'Adorazione |
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de' Magi che andarono a Cristo in Betelem; nella quale opera, aven- |
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do Iacopo messo molto studio e diligenza, riuscì nelle teste et in |
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tutte l'altre parti varia, bella e d'ogni lode dignissima. E dopo fece a |
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messer Goro da Pistoia, allora segretario de' Medici, in un quadro la |
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testa del magnifico Cosimo Vecchio de' Medici, dalle ginocchia in su, |
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che è veramente lodevole; e questa è oggi nelle case di messer Otta- |
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viano de' Medici, nelle mani di messer Alessandro suo figliuolo, gio- |
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vane, oltre la nobiltà e chiarezza del sangue, di santissimi costumi, let- |
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terato e degno figliuolo del magnifico Ottaviano e di madonna France- |
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sca, figliuola di Iacopo Salviati e zia materna del signor duca Cosimo. |
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Mediante quest'opera, e particolarmente questa testa di Cosimo, |
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fatto il Puntormo amico di messer Ottaviano, avendosi a dipignere |
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al Poggio a Caiano la sala grande, gli furono date a dipignere le due |
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teste dove sono gl'occhi che dànno lume, cioè le finestre, dalla volta |
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infino al pavimento. Per che Iacopo, disiderando più del solito farsi |
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onore, sì per rispetto del luogo e sì per la concorrenza degl'altri pittori |
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che vi lavoravano, si mise con tanta diligenza a studiare, che fu trop- |
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pa; perciò che guastando e rifacendo oggi quello che avea fatto ieri, |
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si travagliava di maniera il cervello, che era una compassione: ma |
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tuttavia andava sempre facendo nuovi trovati, con onor suo e bel- |
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lezza dell'opera. Onde avendo a fare un Vertunno con i suoi agricultori, |