Volume 5

Edizione Giuntina
    andar veggendo. Ma nondimeno acquistò tanto, che tornato di nuo-
    vo a S. Iustino, fece per capriccio in una sala alcune figure tanto
    belle, che pareva che l'avesse studiate venti anni. Dovendo poi andare
    il Vasari l'anno 1545 a Napoli a fare ai frati di Monte Uliveto un re-
5   fettorio di molto maggior opera che non fu quella di San Michele in
    Bosco di Bologna, mandò per Cristofano, Raffaello dal Colle e Ste-
    fano sopradetti, suoi amici e creati; i quali tutti si trovarono al tempo
    determinato in Napoli, eccetto Cristofano, che restò per essere ama-
    lato. Tuttavia, essendo sollecitato dal Vasari, si condusse in Roma
10   per andare a Napoli; ma ritenuto da Borgognone suo fratello, che era
    anch'egli fuoruscito, e il quale lo voleva condurre in Francia al ser-
    vigio del colonnello Giovanni da Turrino, si perdé quell'occasione.
    Ma ritornato il Vasari l'anno 1546 da Napoli a Roma per fare ven-
    tiquattro quadri, che poi furono mandati a Napoli e posti nella sa-
15   grestia di San Giovanni Carbonaro - nei quali dipinse in figure d'un
    braccio o poco più storie del Testamento Vecchio e della vita di
    San Giovanni Battista -, e per dipignere similmente i portelli dell'or-
    gano del Piscopio che erano alti braccia sei, si servì di Cri-
    stofano, che gli fu di grandissimo aiuto e condusse figure e paesi in
20   quell'opere molto eccellentemente. Similmente aveva disegnato Gior-
    gio servirsi di lui nella sala della Cancelleria, la quale fu dipinta
    con i cartoni di sua mano, e del tutto finita in cento giorni, per lo
    cardinal Farnese; ma non gli venne fatto, perché amalatosi Cristo-
    fano, se ne tornò a San Giustino sùbito che fu cominciato a migliora-
25   re, et il Vasari senza lui finì la sala, aiutato da Raffaello dal Colle, da
    Gianbatista Bagnacavallo bolognese, da Roviale e Bizzera spagnuoli,
    e da molti altri suoi amici e creati.
    Da Roma tornato Giorgio a Fiorenza, e di lì dovendo andare a
    Rimini per fare all'abate Gian Matteo Faettani, nella chiesa de'
30   monaci di Monte Oliveto, una cappella a fresco et una tavola, passò
    da San Giustino per menar seco Cristofano; ma l'abate Buffolino, al
    quale dipigneva una sala, non volle per allora lasciarlo partire, pro-
    mettendo a Giorgio che presto gliel manderebbe fino in Romagna.
    Ma non ostanti cotali promesse, stette tanto a mandarlo, che quando
35   Cristofano andò, trovò esso Vasari non solo aver finito l'opere di
    quell'abbate, ma aveva anco fatto una tavola all'altar maggiore di San
    Francesco d'Arimini per messer Niccolò Marcheselli; et a Ravenna,
    nella chiesa di Classi de' monaci di Camaldoli, un'altra tavola al pa-
    dre don Romualdo da Verona, abbate di quella badia. Aveva apunto
40   Giorgio l'anno 1550 non molto innanzi fatto in Arezzo nella badia
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