Volume 5

Edizione Giuntina
    et il Mincio che entravano in Po. Allato a questo, e dirimpetto
    alla Brenta, era l'Adice et il Tesino entranti in mare. I quadri dalla
    banda ritta erano tramezzati da queste Virtù, collocate nelle nicchie:
    Liberalità, Concordia, Pietà, Pace e Religione. Dirimpetto, nell'altra
5   faccia, erano la Fortezza, la Prudenza Civile, la Iustizia, una Vettoria
    con la Guerra sotto, et in ultimo una Carità. Sopra poi erano corni-
    cione, architrave et un fregio pieno di lumi e di palle di vetro piene
    d'acque stillate, acciò, avendo dietro lumi, rendessono tutta la stanza
    luminosa. Il cielo poi era partito in quattro quadri, larghi ciascuno
10   dieci braccia per un verso e per l'altro otto; e, tanto quanto teneva la
    larghezza delle nicchie di quattro braccia, era un fregio che rigirava
    intorno intorno alla cornice, et alla dirittura delle nicchie veniva nel
    mezzo di tutti vani un quadro di braccia tre per ogni verso; i quali
    quadri erano in tutto XXIII, senza uno che n'era doppio, sopra la
15   scena, che faceva il numero di ventiquattro: et in quest'erano l'Ore,
    cioè dodici della notte e dodici del giorno. Nel primo de' quadri
    grandi dieci braccia, il quale era sopra la scena, era il Tempo che di-
    spensava l'Ore ai luoghi loro, accompagnato da Eolo dio de' Venti, da
    Giunone e da Iride. In un altro quadro era, all'entrare della porta,
20   il carro dell'Aurora, che uscendo delle braccia a Titone andava spar-
    gendo rose, mentre esso carro era da alcuni galli tirato. Nell'altro era
    il carro del Sole; e nel quarto era il carro della Notte, tirato da bar-
    bagianni: la qual Notte aveva la luna in testa, alcune nottole innanzi,
    e d'ogni intorno tenebre. De' quali quadri fece la maggior parte
25   Cristofano, e si portò tanto bene, che ne restò ognuno maravigliato:
    e massimamente nel carro della Notte, dove fece di bozze a olio
    quello che in un certo modo non era possibile. Similmente nel qua-
    dro d'Adria fece que' mostri marini con tanta varietà e bellezza, che
    chi gli mirava rimanea stupito come un par suo avesse saputo tanto.
30   Insomma, in tutta quest'opera si portò oltre ogni credenza da valente
    e molto pratico dipintore, e massimamente nelle grottesche e fogliami.
    Finito l'apparato di quella festa, stettono in Vinezia il Vasari e
    Cristofano alcuni mesi, dipignendo al magnifico messer Giovanni
    Cornaro il palco overo soffittato d'una camera, nella quale andarono
35   nove quadri grandi a olio. Essendo poi pregato il Vasari da Michele
    San Michele, architettore veronese, di fermarsi in Vinezia, si sarebbe
    forse vòlto a starvi qualche anno; ma Cristofano ne lo dissuase sem-
    pre, dicendo che non era bene fermarsi in Vinezia, dove non si tenea
    conto del disegno, né i pittori in quel luogo l'usavano, senzaché i pit-
40   tori sono cagione che non vi s'attende alle fatiche dell'arti, e che era
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