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col signor don Francesco principe di Firenze, chiese a Sua Ec[cel- |
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lenza] di poter fare un Gigante, che servisse per modello, della mede- |
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sima grandezza del marmo: et il principe ciò gli concesse. Non pen- |
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sava già maestro Giovan Bologna d'avere a fare il Gigante di marmo, |
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ma voleva almeno mostrare la sua virtù e farsi tenere quello che egli |
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era. Avuta la licenza dal Principe, cominciò ancora egli il suo mo- |
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dello nel convento di Santa Croce. Non volle mancare di concorrere |
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con questi tre Vincenzio Danti perugino, scultore, giovane di minore |
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età di tutti, non per ottenere il marmo, ma per mostrare l'animosità e |
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l'ingegno suo. Così messosi a lavorare di suo nelle case di messer |
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Alessandro di messer Ottaviano de' Medici, condusse un modello |
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con molte buone parti, grande come gli altri. Finiti i modelli, andò |
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il Duca a vedere quello dell'Ammannato e quello di Benvenuto, e |
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piaciutogli più quello dell'Ammannato che quello di Benvenuto, si |
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risolvé che l'Ammannato avesse il marmo e facesse il Gigante, per- |
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ché era più giovane di Benvenuto e più pratico ne' marmi di lui. Ag- |
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giunse all'inclinazione del Duca Giorgio Vasari, il quale con Sua Ec- |
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c[ellenza] fece molti buoni ufizî per l'Ammannato, vedendolo, oltre |
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al saper suo, pronto a durare ogni fatica, e sperando che per le sue |
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mani si vedrebbe un'opera eccellente finita in breve tempo. Non volle |
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il Duca allora vedere il modello di maestro Giovan Bologna, perché |
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non avendo veduto di suo lavoro alcuno di marmo, non gli pareva |
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che si gli potesse per la prima fidare così grande impresa, |
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ancora che da molti artefici e da altri uomini di giudicio intendesse |
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che 'l modello di costui era in molte parti migliore che gli altri. Ma |
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se Baccio fusse stato vivo, non sarebbono state tra que' maestri |
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tante contese, perché a lui senza dubbio sarebbe tocco a fare il modello |
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di terra et il Gigante di marmo. Questa opera addunque tolse a lui la |
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morte: ma la medesima gli dette non piccola gloria, perché fece ve- |
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dere in que' quattro modelli, de' quali fu cagione il non essere vivo |
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Baccio ch'e' si facessino, quanto era migliore il disegno e 'l giudicio |
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e la virtù di colui che pose Ercole e Cacco quasi vivi nel marmo in |
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piazza; la bontà della quale opera molto più hanno scoperta et illu- |
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strata l'opere, le quali dopo la morte di Baccio hanno fatte questi altri, |
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i quali, benché si sieno portati laldabilmente, non però hanno po- |
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tuto aggiugnere al buono et al bello che pose egli nell'opera sua. |
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Il duca Cosimo poi nelle nozze della reina Giovanna d'Austria sua |
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nuora, dopo la morte di Baccio sette anni, ha fatto nella sala grande |
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finire l'Udienza, della quale abbiamo ragionato di sopra, cominciata |
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da Baccio; e di tal finimento ha voluto che sia capo Giorgio Vasari, |