Volume 5

Edizione Giuntina
    per l'Arte, e che il Duca non aveva ancora dato libero il marmo a
    Baccio, si risentì Benvenuto e parimente l'Ammannato, pregando
    ciascheduno di loro il Duca di fare un modello a concorrenza di
    Baccio, e che Sua Eccellenza si degnasse di dare il marmo a colui
5   che nel modello mostrasse maggior virtù. Non negò il Duca a nes-
    suno il fare il modello, né tolse la speranza che, chi si portava meglio,
    non potesse esserne il facitore. Conosceva il Duca che la virtù e 'l
    giudicio e 'l disegno di Baccio era ancora meglio di nessuno scultore
    di quelli che lo servivano, pure che egli avesse voluto durare fatica;
10   et aveva cara questa concorrenza per incitare Baccio a portarsi me-
    glio e fare quel che egli poteva. Il quale vedutasi addosso questa
    concorrenza, ne ebbe grandissimo travaglio, dubitando più della di-
    sgrazia del Duca che d'altra cosa: e di nuovo si messe a fare modelli.
    Era intorno alla Duchessa assiduo, con la quale operò tanto Baccio,
15   che ottenne d'andare a Carrara per dare ordine che il marmo si con-
    ducesse a Firenze. Arrivato a Carrara, fece scemare il marmo tanto,
    secondo che egli aveva disegnato di fare, che lo ridusse molto me-
    schino, e tolse l'occasione a sé et agli altri et il poter farne omai opera
    molto bella e magnifica. Ritornato a Firenze, fu lungo combattimento
20   tra Benvenuto e lui, dicendo Benvenuto al Duca che Baccio aveva
    guasto il marmo innanzi che egli l'avesse tocco. Finalmente la Du-
    chessa operò tanto, che 'l marmo fu suo; e digià s'era ordinato che
    egli fusse condotto da Carrara alla marina, e preparato gli ordini
    della barca che lo condusse su per Arno fino a Signa. Fece ancora
25   Baccio murare nella loggia di piazza una stanza per lavorarvi dentro
    il marmo; et in questo mezzo aveva messo mano a fare cartoni, per
    fare dipignere alcuni quadri che dovevano ornare le stanze del pa-
    lazzo de' Pitti. Questi quadri furono dipinti da un giovane chia-
    mato Andrea del Minga, il quale maneggiava assai acconciamente
30   i colori. Le storie dipinte ne' quadri furono la creazione d'Adamo
    e d'Eva e l'esser cacciati dall'Angelo di paradiso, un Noè et un Moisè
    con le Tavole; i quali finiti, gli donò poi alla Duchessa, cercando il
    favore di lei nelle sue difficultà e controversie. E nel vero, se non
    fusse stata quella signora, che lo tenne in piè e lo amava per la virtù
35   sua, Baccio sarebbe cascato affatto et arebbe persa interamente la
    grazia del Duca. Servivasi ancora la Duchessa assai di Baccio nel
    giardino de' Pitti, dove ella aveva fatto fare una grotta piena di tar-
    tari e di spugne congelate dall'acqua, dentrovi una fontana, dove
    Baccio aveva fatto condurre di marmo a Giovanni Fancelli suo creato
40   un pilo grande, et alcune capre quanto il vivo che gettano acqua; e parimente,
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