Volume 5

Edizione Giuntina
    dicesse all'altro ciò che egli voleva dinanzi a lui, ma fuora non
    se ne tenesse conto. Questa gara, o più tosto nimicizia, fu cagione
    che Baccio sollecitò lo Dio Padre; ma non aveva egli già dal Duca
    que' favori che prima soleva, ma s'aiutava per ciò corteggiando e ser-
5   vendo la Duchessa. Un giorno fra gli altri, mordendosi al solito e
    scoprendo molte cose de' fatti loro, Benvenuto, guardando e minac-
    ciando Baccio, disse: «Provvediti, Baccio, d'un altro mondo, ché di
    questo ti voglio cavare io». Rispose Baccio: «Fa' che io lo sappia
    un dì innanzi, sì ch'io mi confessi e faccia testamento e non muoia
10   come una bestia, come sei tu». Per la qual cosa il Duca, perché
    molti mesi ebbe preso spasso del fatto loro, gli pose silenzio, temendo
    di qualche mal fine, e fece far loro un ritratto grande della sua testa
    fino alla cintura, che l'uno e l'altro si gettassi di bronzo, acciò che
    chi facesse meglio avesse l'onore. In questi travagli et emulazioni
15   finì Baccio il suo Dio Padre, il quale ordinò che si mettesse in chiesa
    sopra la basa a canto all'altare. Questa figura era vestita, et è braccia
    sei alta, e la murò e finì del tutto. Ma per non la lasciare scompagnata,
    fatto venire da Roma Vicenzio de' Rossi scultore suo creato, volendo
    nell'altare tutto quello che mancava di marmo farlo di terra, si fece
20   aiutare da Vincenzio a finire i due Angeli che tengono i candellieri in
    su' canti, e la maggior parte delle storie della predella e basamento.
    Messo dipoi ogni cosa sopra l'altare, acciò si vedesse come aveva a
    stare il fine del suo lavoro, si sforzava che 'l Duca lo venisse a vedere
    innanzi che egli lo scoprisse. Ma il Duca non volle mai andare, et
25   essendone pregato dalla Duchessa, la quale in ciò favoriva Baccio,
    non si lasciò però mai piegare il Duca, e non andò a vederlo,
    adirato perché di tanti lavori Baccio non aveva mai finitone alcuno,
    et egli pure l'aveva fatto ricco e gli aveva, con odio de' cittadini, fatto
    molte grazie et onoratolo molto. Con tutto questo andava Sua Ec-
30   cellenza pensando d'aiutare Clemente, figliuolo naturale di Baccio
    e giovane valente, il quale aveva acquistato assai nel disegno, perché
    e' dovesse toccare a lui col tempo a finire l'opere del padre.
    In questo medesimo tempo, che fu l'anno 1554, venne da Roma,
    dove serviva papa Giulio Terzo, Giorgio Vasari aretino per servire
35   Sua Eccellenza in molte cose che l'aveva in animo di fare, e parti-
    cularmente innovare di fabbriche et ornare il Palazzo di piazza e
    fare la sala grande, come s'è dipoi veduto. Giorgio Vasari dipoi l'anno
    seguente condusse da Roma, et acconciò col Duca, Bartolommeo
    Ammannati scultore per fare l'altra facciata dirimpetto all'Udienza,
40   cominciata da Baccio in detta sala, et una fonte nel mezzo di detta
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