Volume 5

Edizione Giuntina
    ritrarsi delle fatture del padre, ma avanzare nelle fatiche di Fran-
    cesco qualche cosa, ordinò a Baccio che l'argento e le storie abbozzate
    e le finite si dessino agli Operai, e si saldasse il conto; e che gli Ope-
    rai fondessero tutto l'argento di detta croce per servirsene ne' bisogni
5   della chiesa, stata spogliata de' suoi ornamenti nel tempo dell'assedio;
    et a Baccio fece dare fiorini cento d'oro e lettere di favore, acciò tor-
    nando a Firenze desse compimento all'opera del gigante. Mentre che
    Baccio era in Bologna, il cardinale Doria lo 'ntese che egli era per par-
    tirsi di corto: per che trovatolo a posta, con molte grida e con parole
10   ingiuriose lo minacciò, perciò che aveva mancato alla fede sua et al
    debito, non dando fine alla statua del principe Doria, ma lasciandola
    a Carrara abbozzata, avendone presi 500 scudi; per la qual cosa disse
    che, se Andrea lo potesse avere in mano, gliene farebbe scontare
    alla galea. Baccio umilmente e con buone parole si difese, dicendo
15   che aveva avuto giusto impedimento, ma che in Firenze aveva un
    marmo della medesima altezza, del quale aveva disegnato di cavarne
    quella figura, e che tosto cavata e fatta, la manderebbe a Genova. E
    seppe sì ben dire e raccomandarsi, che ebbe tempo a levarsi dinanzi
    al cardinale.
20   Dopo questo, tornato a Firenze e fatto mettere mano allo imbasa-
    mento del gigante, e lavorando lui di continovo, l'anno 1534 lo finì
    del tutto. Ma il duca Alessandro, per la mala relazione de' cittadini,
    non si curava di farlo mettere in piazza. Era tornato già il Papa a
    Roma molti mesi innanzi, e desiderando lui di fare per papa Leone
25   e per sé nella Minerva due sepolture di marmo, Baccio, presa questa
    occasione, andò a Roma; dove il Papa si risolvé che Baccio facesse
    dette sepolture, dopo che avesse finito di mettere in piazza il gigante;
    e scrisse al Duca il Papa che desse ogni commodità a Baccio per porre
    in piazza il suo Ercole. Laonde fatto un assito intorno, fu murato
30   l'imbasamento di marmo, nel fondo del quale messono una pietra
    con lettere in memoria di papa Clemente VII e buon numero di me-
    daglie con la testa di Sua Santità e del duca Alessandro. Fu cavato
    dipoi il gigante dell'Opera, dove era stato lavorato, e per condurlo
    commodamente e senza farlo patire, gli feciono una travata intorno
35   di legname con canapi che l'inforcavano tra le gambe, e corde che
    l'armavano sotto le braccia e per tutto; e così sospeso fra le trave
    in aria, sì che non toccasse il legname, fu con taglie et argani e da
    dieci paia di gioghi di buoi tirato a poco a poco fino in piazza.
    Dettono grande aiuto due legni grossi mezzi tondi, che per lunghezza
40   erano a piè della travata confitti a guisa di basa, i quali posavano
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