Volume 5

Edizione Giuntina
    contrario delle quali è determinato dalla sapienza d'Iddio, così ac-
    cadé allora: perché venuta la guerra contro alla città di Firenze, con-
    venne a Michelagnolo pensare ad altro che a pulir marmi, et ebbesi
    per paura de' cittadini a discostare dalla città. Finita poi la guerra
5   e fatto l'accordo, papa Clemente fece tornare Michelagnolo a Firenze
    a finire la sagrestia di San Lorenzo, e mandò Baccio a dar ordine di
    finire il gigante; il quale, mentre che e' gli era intorno, aveva preso le
    stanze nel palazzo de' Medici, e per parere affezzionato scriveva
    quasi ogni settimana a Sua Santità, entrando, oltre alle cose dell'arte,
10   ne' particulari de' cittadini e di chi ministrava il governo, con uffici
    odiosi e da recarsi più malivolenza addosso che egli non aveva prima.
    Là dove al duca Alessandro, tornato dalla corte di Sua Maestà in
    Firenze, furono da' cittadini mostrati i sinistri modi che Baccio verso
    di loro teneva; onde ne seguì che l'opera sua del gigante gli era da'
15   cittadini impedita e ritardata quanto da loro far si poteva.
    In questo tempo, dopo la guerra d'Ungheria, papa Clemente e
    Carlo imperadore abboccandosi in Bologna, dove venne Ippolito de'
    Medici cardinale et il duca Alessandro, parve a Baccio d'andare a ba-
    ciare i piedi a Sua Santità, e portò seco un quadro, alto un braccio
20   e largo uno e mezzo, d'un Cristo battuto alla colonna da due ignudi,
    il quale era di mezzo rilievo e molto ben lavorato. Donò questo qua-
    dro al Papa, insieme con una medaglia del ritratto di Sua Santità, la
    quale aveva fatta fare a Francesco dal Prato suo amicissimo, il rove-
    scio della quale medaglia era Cristo flagellato. Fu accetto il dono a
25   Sua Santità, alla quale espose Baccio gl'impedimenti e le noie avute
    nel finire il suo Ercole, pregandola che col Duca operasse
    di dargli commodità di condurlo al fine; et aggiugneva che era invi-
    diato et odiato in quella città: et essendo terribile di lingua e d'inge-
    gno, persuase il Papa a fare che 'l duca Alessandro si pigliasse cura
30   che l'opera di Baccio si conducesse a fine e si ponesse al luogo suo in
    piazza.
    Era morto Michelagnolo orefice, padre di Baccio, il quale avendo
    in vita preso a fare con ordine del Papa, per gli Operai di Santa
    Maria del Fiore, una croce grandissima d'argento tutta piena di
35   storie di basso rilievo della Passione di Cristo, della quale croce
    Baccio aveva fatto le figure e storie di cera per formarle d'argento,
    l'aveva Michelagnolo morendo lasciata imperfetta; et avendola Bac-
    cio in mano, con molte libbre d'argento, cercava che Sua Santità
    desse a finire questa croce a Francesco dal Prato, che era andato seco
40   a Bologna. Dove il Papa, considerando che Baccio voleva non solo
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