Volume 5

Edizione Giuntina
    e tratto di quella prigione, e per le sette figure a giacere poste signi-
    ficava i sette peccati mortali, volendo dire che con l'aiuto dell'An-
    gelo vincitore aveva superati e gittati per terra i suoi nimici, uomini
    scelerati et empi, i quali si rappresentavano in quelle sette figure
5   de' sette peccati mortali. Per questa opera fu fatto fare da Sua Santità
    un modello, il quale essendole piaciuto, ordinò che Baccio comincias-
    se a fare le figure di terra grande quanto avevano a essere, per git-
    tarle poi di bronzo. Cominciò Baccio e finì in una di quelle stanze di
    Belvedere una di quelle figure di terra, la quale fu molto lodata.
10   Insieme ancora, per passarsi tempo e per vedere come gli doveva
    riuscire il getto, fece molte figurine alte due terzi e tonde, come Er-
    coli, Venere, Apollini, Lede, et altre sue fantasie; e fattele gittar di
    bronzo a maestro Iacopo della Barba fiorentino, riuscirono ottima-
    mente. Dipoi le donò a Sua Santità et a molti signori: delle quali ora
15   ne sono alcune nello scrittoio del duca Cosimo, fra un numero
    di più di cento antiche, tutte rare, e d'altre moderne.
    Aveva Baccio in questo tempo medesimo fatto una storia di figure
    piccole di basso e mezzo rilievo d'una Deposizione di croce, la quale
    fu opera rara, e la fece con gran diligenza gettare di bronzo; così finita
20   la donò a Carlo Quinto in Genova, il quale la tenne carissima: e
    di ciò fu segno che Sua Maestà dette a Baccio una commenda di
    San Iacopo e lo fece cavaliere. Ebbe ancora dal principe Doria
    molte cortesie; e dalla republica di Genova gli fu allogato una statua
    di braccia sei, di marmo, la quale doveva essere un Nettunno in
25   forma del principe Doria, per porsi in su la piazza in memoria delle
    virtù di quel principe e de' benefizii grandissimi e rari i quali la sua
    patria Genova aveva ricevuti da lui. Fu allogata questa statua a
    Baccio per prezzo di mille fiorini, de' quali ebbe allora cinquecento,
    e sùbito andò a Carrara per abbozzarla alla cava del Polvaccio.
30   Mentre che 'l governo popolare, dopo la partita de' Medici, reg-
    geva Firenze, Michelagnolo Buonarroti fu adoperato per le forti-
    ficazioni della città, e fugli mostro il marmo che Baccio aveva sce-
    mato insieme col modello d'Ercole e Cacco, con intenzione che, se il
    marmo non era scemato troppo, Michelagnolo lo pigliasse e vi fa-
35   cesse due figure a modo suo. Michelagnolo, considerato il sasso,
    pensò un'altra invenzione diversa; e lasciato Ercole e Cacco, prese
    Sansone che tenesse sotto due Filistei abbattuti da lui, morto l'uno
    del tutto e l'altro vivo ancora, al quale menando un marrovescio
    con una mascella di asino, cercasse di farlo morire. Ma come spesso
40   avviene, che gli umani pensieri talora si promettono alcune cose, il
- pagina 251 -
pagina precedentepagina successiva