Volume 5

Edizione Giuntina
    con altre figure; ma la tavola non dipinse per la cagione che di sotto
    diremo. Fece ancora in questo tempo un cartone per fare un
    quadro, dove era Cristo deposto di croce tenuto in braccio da Nic-
    codemo, e la Madre sua in piedi che lo piangeva, et un Angelo che
5   teneva in mano i chiodi e la corona delle spine; e sùbito messosi a
    colorirlo, lo finì prestamente e lo messe a mostra in Mercato Nuovo
    su la bottega di Giovanni di Goro orefice, amico suo, per intenderne
    l'opinione degli uomini e quel che Michelagnolo ne diceva. Fu me-
    nato a vederlo Michelagnolo dal Piloto orefice; il quale, considerato
10   che ebbe ogni cosa, disse che si maravigliava che Baccio, sì buono
    disegnatore, si lasciasse uscir di mano una pittura sì cruda e senza
    grazia; che aveva veduto ogni cattivo pittore condurre l'opere sue
    con miglior modo, e che questa non era arte per Baccio. Riferì il
    Piloto il giudizio di Michelagnolo a Baccio, il quale, ancorché gli
15   portasse odio, conosceva che diceva il vero. E certamente i disegni
    di Baccio erano bellissimi, ma co' colori gli conduceva male e senza
    grazia; per che egli si risolvé a non dipignere più di sua mano,
    ma tolse appresso di sé un giovane che maneggiava i colori assai
    acconciamente, chiamato Agnolo, fratello del Francia Bigio, pittore
20   eccellente, che pochi anni innanzi era morto. A questo Agnolo disi-
    derava di far condurre la tavola di Cestello; ma ella rimase imper-
    fetta: di che fu cagione la mutazione dello stato in Firenze, la quale
    seguì l'anno 1527, quando i Medici si partirono di Firenze dopo il
    Sacco di Roma. Dove Baccio non si tenendo sicuro, avendo nimicizia
25   particulare con un suo vicino alla villa di Pinzerimonte, il quale era di
    fazzion popolare, sotterrato che ebbe in detta villa alcuni cammei et
    altre figurine di bronzo antiche che erano de' Medici, se n'andò a
    stare a Lucca. Quivi s'intrattenne fino a tanto che Carlo V impera-
    dore venne a ricevere la corona in Bologna; dipoi fattosi vedere al
30   Papa, se n'andò seco a Roma, dove ebbe al solito le stanze in Bel-
    vedere.
    Dimorando quivi Baccio, pensò Sua Santità di satisfare a un voto,
    il quale aveva fatto mentre che stette rinchiuso in Castel Sant'Agno-
    lo. Il voto fu di porre sopra la fine del torrione tondo di marmo,
35   che è a fronte al ponte di Castello, sette figure grandi di bronzo di
    braccia sei l'una, tutte a giacere in diversi atti, come cinte da un An-
    gelo, il quale voleva che posasse nel mezzo di quel torrione sopra una
    colonna di mischio, et egli fusse di bronzo con la spada in mano.
    Per questa figura dell'Angelo intendeva l'angelo Michele, custode e
40   guardia del Castello, il quale col suo favore et aiuto l'aveva liberato
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