Volume 5

Edizione Giuntina
    maggiore di San Lorenzo di Firenze il martirio di San Cosimo e
    Damiano in una faccia, e nell'altra quello di San Lorenzo quando da
    Decio fu fatto morire su la graticola. Baccio addunque l'istoria di
    San Lorenzo disegnando sottilissimamente, nella quale immitò, con
5   molta ragione et arte, vestiti et ignudi et atti diversi de' corpi e delle
    membra e varii esercizii di coloro che intorno a San Lorenzo stavano
    al crudele ufficio, e particularmente l'empio Decio che con minac-
    cioso volto affretta il fuoco e la morte all'innocente martire, il quale
    alzando un braccio al cielo raccomanda lo spirito suo a Dio. Così
10   con questa storia satisfece tanto Baccio al Papa, che egli operò che
    Marcantonio Bolognese la 'ntagliasse in rame: il che da Marcantonio
    fu fatto con molta diligenza, et il Papa donò a Baccio per ornamento
    della sua virtù un cavalier di San Piero.
    Dopo questo, tornatosene a Firenze, trovò Giovanfrancesco Ru-
15   stici, suo primo maestro, dipigneva un'istoria d'una Conversione di
    San Pagolo; per la qual cosa prese a fare a concorrenza del suo mae-
    stro, in un cartone, una figura ignuda d'un San Giovanni giovane nel
    diserto, il quale tiene un agnello nel braccio sinistro et il destro alza
    al cielo. Fatto dipoi fare un quadro, si messe a colorirlo; e finito che
20   fu, lo pose a mostra su la bottega di Michelagnolo suo padre, di-
    rimpetto allo sdrucciolo che viene da Orsamichele in Mercato Nuovo.
    Fu dagli artefici lodato il disegno, ma il colorito non molto, per avere
    del crudo, e non con bella maniera dipinto; ma Baccio lo mandò a
    donare a papa Clemente, et egli lo fece porre in guardaroba, dove
25   ancora oggi si trova.
    Era fino al tempo di Leone X stato cavato a Carrara, insieme co'
    marmi della facciata di S. Lorenzo di Firenze, un altro pezzo di
    marmo alto braccia nove e mezzo e largo cinque braccia da piè.
    In questo marmo Michelagnolo Buonarroti aveva fatto pensiero di
30   far un gigante in persona d'Ercole che uccidesse Cacco per metterlo
    in piazza a canto al Davitte gigante, fatto già prima da lui, per essere
    l'uno e l'altro, e Davitte et Ercole, insegna del palazzo: e fattone più
    disegni e variati modelli, aveva cerco d'avere il favore di papa Leone
    e del cardinale Giulio de' Medici, perciò che diceva che quel Davitte
35   aveva molti difetti causati da maestro Andrea scultore, che l'aveva
    prima abbozzato e guasto. Ma per la morte di Leone rimase allora
    indietro la facciata di S. Lorenzo e questo marmo. Ma dipoi a papa
    Clemente essendo venuta nuova voglia di servirsi di Michelagnolo
    per le sepolture degli eroi di casa Medici, le quali voleva che si fa-
40   cessino nella sagrestia di San Lorenzo, bisognò di nuovo cavare altri
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