Volume 5

Edizione Giuntina
    Dopo questo cardinale vennero al Papa due ambasciadori dal
    re Francesco, i quali vedute le statue di Belvedere, lodorono
    quanto lodar si possa il Laoconte. Il cardinal de' Medici e Bibbiena,
    che erano con loro, domandorono se il re arebbe cara una simile cosa;
5   risposono che sarebbe troppo gran dono. Allora il cardinale gli disse:
    «A Sua Maestà si manderà o questo o un simile, che non ci sarà
    differenza». E risolutosi di farne fare un altro a immitazione di quello,
    si ricordò di Baccio, e mandato per lui lo domandò se gli bastava
    l'animo di fare un Laoconte pari al primo. Baccio rispose che, non-
10   ché farne un pari, gli bastava l'animo di passare quello di perfezzione.
    Risolutosi il cardinale che vi si mettesse mano, Baccio, mentre che
    i marmi ancora venivano, ne fece uno di cera, che fu molto lodato;
    et ancora ne fece un cartone di biacca e carbone della grandezza di
    quello di marmo. Venuti i marmi, e Baccio avendosi fatto in Bel-
15   vedere fare una turata con un tetto per lavorare, dette principio a uno
    de' putti del Laoconte, che fu il maggiore, e lo condusse di maniera
    che 'l Papa e tutti quegli che se ne intendevano rimasono satisfatti,
    perché dall'antico al suo non si scorgeva quasi differenza alcuna. Ma
    avendo messo mano all'altro fanciullo et alla statua del padre, che è
20   nel mezzo, non era ito molto avanti, quando morì il Papa. Creato di-
    poi Adriano Sesto, se ne tornò col cardinale a Firenze, dove s'intrat-
    teneva intorno agli studi del disegno. Morto Adriano VI e creato
    Clemente Settimo, andò Baccio in poste a Roma per giugnere alla
    sua incoronazione, nella quale fece statue e storie di mezzo rilievo
25   per ordine di Sua Santità. Consegnategli dipoi dal Papa stanze e pro-
    visione, ritornò al suo Laoconte, la quale opera con due anni di tempo
    fu condotta da lui con quella eccellenza maggiore che egli adoperasse
    già mai. Restaurò ancora l'antico Laoconte del braccio destro, il quale
    essendo tronco e non trovandosi, Baccio ne fece uno di cera grande
30   che corrispondeva co' muscoli e con la fierezza e maniera all'antico,
    e con lui s'univa di sorte, che mostrò quanto Baccio intendeva del-
    l'arte: e questo modello gli servì a fare l'intero braccio al suo. Parve
    questa opera tanto buona a Sua Santità, che egli mutò pensiero, et al
    re si risolvé mandare altre statue antiche, e questa a Firenze; et al
35   cardinale Silvio Passerino cortonese, legato in Fiorenza, il quale
    allora governava la città, ordinò che ponesse il Laoconte nel palazzo
    de' Medici nella testa del secondo cortile: il che fu l'anno 1525.
    Arrecò questa opera gran fama a Baccio, il quale, finito il Laoconte,
    si dette a disegnare una storia in un foglio reale aperto per satisfare
40   a un disegno del Papa, il quale era di far dipignere nella cappella
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