Volume 5

Edizione Giuntina
    sponde a otto facce. Séguita più alto un altro fuso adorno con altri
    ornamenti e con certi putti di mezzo rilievo, che risaltando fanno
    un largo in cima tondo, che serve per basa della figura d'un Ercole
    che fa scoppiare Anteo, la quale secondo il disegno del Tribolo
5   è poi stata fatta da altri, come si dirà a suo luogo; dalla bocca del
    quale Anteo, in cambio dello spirito, disegnò che dovesse uscire, et
    esce per una canna, acqua in gran copia: la quale acqua è quella del
    condotto grande della Pretaia, che vien gagliarda e saglie dal piano,
    dove sono le scale, braccia sedici, e ricascando nella tazza maggiore
10   fa un vedere maraviglioso. In questo acquidotto medesimo vengono
    adunque non solo le dette acque della Pretaia, ma ancor quelle che
    vanno al vivaio et alla grotta, e queste, unite con quelle della Castel-
    lina, vanno alle fonti della Falterona e di Monte Asinaio, e quindi
    a quelle d'Arno e Mugnone, come si è detto; e dipoi, riunite alla fonte
15   del laberinto, vanno al mezzo della fonte grande, dove sono i putti
    con l'oche. Di qui poi arebbono a ire, secondo il disegno del Tribolo,
    per due condotti, ciascuno da per sé, ne' pili delle logge et alle tavole,
    e poi ciascuna al suo orto segreto. Il primo de' quali orti verso po-
    nente è tutto pieno d'erbe straordinarie e medicinali: onde al sommo
20   di quest'acqua nel detto giardino di semplici, nel nicchio della fon-
    tana dietro a un pilo di marmo, arebbe a essere una statua d'Escu-
    lapio.
    Fu dunque la sopradetta fonte maggiore tutta finita di marmo
    dal Tribolo e ridotta a quella estrema perfezzione che si può in opera
25   di questa sorte disiderare migliore; onde credo che si possa dire con
    verità ch'ella sia la più bella fonte e la più ricca, proporzionata e
    vaga che sia stata fatta mai, perciò che nelle figure, nei vasi, nelle
    tazze et insomma per tutto, si vede usata diligenza et industria straor-
    dinaria. Poi il Tribolo, fatto il modello della detta statua d'Esculapio,
30   cominciò a lavorare il marmo, ma impedito da altre cose, lasciò
    imperfetta quella figura, che poi fu finita da Antonio di Gino scul-
    tore e suo discepolo. Dalla banda di verso levante, in un pratello
    fuor del giardino, acconciò il Tribolo una quercia molto artifiziosa-
    mente, perciò che, oltre che è in modo coperta di sopra e d'intorno
35   d'ellera intrecciata fra i rami che pare un foltissimo boschetto, vi si
    saglie con una commoda scala di legno similmente coperta, in cima
    della quale, nel mezzo della quercia, è una stanza quadra con sederi
    intorno e con appoggiatoi di spalliere tutte di verzura viva, e nel mezzo
    una tavoletta di marmo con un vaso di mischio nel mezzo; nel quale
40   per una canna viene e schizza a l'aria molta acqua, e per un'altra la
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