Volume 5

Edizione Giuntina
    quest'opera fu lo studio et il passatempo di Domenico, né mai la
    dismesse del tutto per altri suoi lavori.
    Mentre dunque che lavorava quando in quella e quando altrove,
    fece in San Francesco, a man ritta entrando in chiesa, una tavola
5   grande a olio, dentrovi Cristo che scende glorioso al limbo a trarne
    i Santi Padri, dove fra molti nudi è una Eva bellissima; et un la-
    drone, che è dietro a Cristo con la croce, è figura molto ben condotta;
    e la grotta del limbo et i demonii e ' fuochi di quel luogo sono bizarri
    affatto. E perché aveva Domenico oppenione che le cose colorite a
10   tempera si mantenessino meglio che quelle colorite a olio, dicendo
    che gli pareva che più fussero invecchiate le cose di Luca da Cortona,
    de' Pollaiuoli, e degli altri maestri che in quel tempo lavorarono a
    olio, che quelle di fra' Giovanni, di fra' Filippo, di Benozzo e degli
    altri che colorirono a tempera inanzi a questi, per questo, dico, si
15   risolvé, avendo a fare una tavola per la Compagnia di San Bernardino
    in sulla piazza di San Francesco, di farla a tempera; e così la condusse
    eccellentemente, facendovi dentro la Nostra Donna con molti Santi.
    Nella predella, la quale fece similmente a tempera et è bellissima,
    fece San Francesco che riceve le stimmate, e Sant'Antonio da Padova
20   che per convertire alcuni eretici fa il miracolo dell'asino che s'inchina
    alla sacratissima ostia, e San Bernardino da Siena che predica al
    popolo della sua città in sulla piazza de' Signori. Fece similmente
    nelle facce di questa Compagnia due storie in fresco della
    Nostra Donna, a concorrenza d'alcune altre che nel medesimo luogo
25   avea fatte il Soddoma. In una fece la Visitazione di S. Elisabetta, e
    nell'altra il Transito della Madonna con gl'Apostoli intorno; l'una e
    l'altra delle quali è molto lodata.
    Finalmente, dopo essere stato molto aspettato a Genova dal pren-
    cipe Doria, vi si condusse Domenico, ma con gran fatica, come quello
30   che era avezzo a una sua vita riposata e si contentava di quel tanto che
    il suo bisogno chiedeva senza più; oltre che non era molto avezzo a
    far viaggi, perciò che avendosi murata una casetta in Siena, et avendo
    fuor della porta a Comollìa un miglio una sua vigna, la quale per
    suo passatempo facea fare a sua mano e vi andava spesso, non si era
35   già un pezzo molto discostato da Siena. Arrivato dunque a Genova,
    vi fece una storia a canto a quella del Pordenone, nella quale si portò
    molto bene, ma non però di maniera che ella si possa fra le sue cose
    migliori annoverare. Ma perché non gli piacevano i modi della corte
    et era avezzo a viver libero, non stette in quel luogo molto con-
40   tento, anzi pareva in un certo modo stordito. Per che, venuto a fine
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