Volume 5

Edizione Giuntina
    stampe, una delle quali a uso di rame gli serviva a tratteggiare l'om-
    bre, e con l'altra faceva la tinta del colore, perché, graffiata in dentro
    con l'intaglio, lasciava i lumi della carta in modo bianchi, che pareva,
    quando era stampata, lumeggiata di biacca. Condusse Ugo
5   in questa maniera con un disegno di Raffaello fatto di chiaroscuro
    una carta, nella quale è una Sibilla a sedere che legge, et un fanciullo
    vestito che gli fa lume con una torcia. La qual cosa essendogli riu-
    scita, preso l'animo, tentò Ugo di far carte con stampe di legno di
    tre tinte: la prima faceva l'ombra, l'altra, che era una tinta di colore
10   più dolce, faceva un mezzo, e la terza, graffiata, faceva la tinta del
    campo più chiara et i lumi della carta bianchi; e gli riuscì in modo an-
    co questa, che condusse una carta dove Enea porta addosso An-
    chise, mentre che arde Troia. Fece appresso un Deposto di croce, e
    la storia di Simon Mago, che già fece Raffaello nei panni d'arazzo
15   della già detta capella; e similmente Davitte che amazza Golia, e la
    fuga de' Filistei, di che avea fatto Raffaello il disegno per dipignerla
    nelle logge papali; e dopo molte altre cose di chiaroscuro, fece nel
    medesimo modo una Venere con molti Amori che scherzano. E per-
    ché, come ho detto, fu costui dipintore, non tacerò che egli dipinse
20   a olio senza adoperare pennello, ma con le dita, e parte con suoi
    altri instrumenti capricciosi, una tavola, che è in Roma all'altare del
    Volto Santo; la quale tavola, essendo io una mattina con Michela-
    gnolo a udir Messa al detto altare, e veggendo in essa scritto che l'a-
    veva fatta Ugo da Carpi senza pennello, mostrai ridendo cotale in-
25   scrizione a Michelagnolo, il quale, ridendo anch'esso, rispose: «Sa-
    rebbe meglio che avesse adoperato il pennello e l'avesse fatta di
    miglior maniera».
    Il modo adunque di fare le stampe in legno di due sorti e fingere il
    chiaroscuro, trovato da Ugo, fu cagione che seguitando molti le costui
30   vestigie, si sono condotte da altri molte bellissime carte. Perché do-
    po lui Baldassarre Peruzzi, pittore sanese, fece di chiaroscuro simile
    una carta d'Ercole che caccia l'Avarizia, carica di vasi d'oro e d'ar-
    gento, dal monte di Parnaso, dove sono le Muse in diverse belle
    attitudini, che fu bellissima; e Francesco Parmigiano intagliò in
35   un foglio reale aperto un Diogene, che fu più bella stampa che al-
    cuna che mai facesse Ugo. Il medesimo Parmigiano, avendo mostrato
    questo modo di fare le stampe con tre forme ad Antonio da Trento,
    gli fece condurre in una carta grande la decollazione di San Pietro
    e San Paulo di chiaroscuro; e dopo in un'altra fece con due stampe
40   sole la Sibilla Tiburtina che mostra ad Ottaviano imperadore Cristo
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