Volume 5

Edizione Giuntina
    devozione in quella chiesa, due figure in due nicchie che la mettes-
    [s]ino in mezzo, San Giuseppo e San Filippo frate de' Servi e autore
    di quella Religione. E quelli finiti, fece loro sopra alcuni putti per-
    fettissimamente, e ne messe in mez[z]o della facciata uno ritto in sur
5   un dado, che tiene sulle spalle il fine di due festoni che esso manda
    verso le cantonate della cappella, dove sono due altri putti che gli
    reggono, a sedere in su quelli, facendo con le gambe attitudini bel-
    lissime. E questo lavorò con tant'arte, con tanta grazia, con tanta
    bella maniera, dandoli nel colorito una tinta di carne e fresca e
10   morbida, che si può dire che sia carne vera più che dipinta. E certo
    si possono tenere per i più begli che in fresco facesse mai artefice nes-
    suno: la cagione è che nel guardo vivono, nell'attitudine si muovono,
    e ti fan segno con la bocca voler isnodar la parola, e che l'arte vince la
    natura, anzi che ella confessa non potere far in quella più di questo.
15   Fu questo lavoro di tanta bontà nel conspetto di chi intende-
    va l'arte, che ne acquistò gran nome, ancora che egli avesse fatto
    molte opere, e si sapesse certo quello ch'e' si sapeva del grande inge-
    gno suo in quel mestiero, e se ne tenne molto più conto e maggiore
    stima che prima non si era fatto. E per questa cagione Lorenzo Pucci,
20   cardinale Santiquattro, avendo preso alla Trinità, convento de' frati
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Edizione Torrentiniana
    due figure in due nicchie che la mettessimo in mez[z]o; l'una fu San
    Giuseppo, e l'altra San Filippo frate de' Servi et autore di quella Reli-
    gione. E sopra quelli fece alcuni putti, condotti da lui perfettissimamente,
    dove ne messe in mezzo della facciata uno ritto in sun un dado, che tiene
25   sulle spalle il fine di due festoni che esso manda verso le cantonate della
    cappella, dove sono due altri putti che gli reggono, a sedere in su quelli,
    faccendo con le gambe attitudini bellissime. E questo lavorò con tanta
    arte, con tanta grazia, con tanta bella maniera, dandoli nel colorito una
    tinta di carne e fresca e morbida, che si può dire che sia carne vera più che
30   dipinta. E certo si posson tenere per i più begli che in fresco facesse mai ar-
    tefice nessuno: la cagione è che nel guardo vivono, nell'attitudine si muo-
    vono, e ti fan segno con la bocca voler isnodare la parola, e che l'arte vince
    la natura, anzi che ella confessa non poter fare in quella più di questo.
    Fu questo lavoro di tanta bontà nel cospetto di chi intendeva l'ar-
35   te, che ne acquistò gran nome, ancora che egli avessi fatto molte opere, e
    si sapesse certo quello che egli si sapeva del grande ingegno suo in quel me-
    stiero, e se ne tenne molto più conto e maggiore stima che prima non si era
    fatto. E per questa cagione Lorenzo Pucci cardinale Santiquattro, avendo
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