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devozione in quella chiesa, due figure in due nicchie che la mettes- |
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[s]ino in mezzo, San Giuseppo e San Filippo frate de' Servi e autore |
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di quella Religione. E quelli finiti, fece loro sopra alcuni putti per- |
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fettissimamente, e ne messe in mez[z]o della facciata uno ritto in sur |
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un dado, che tiene sulle spalle il fine di due festoni che esso manda |
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verso le cantonate della cappella, dove sono due altri putti che gli |
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reggono, a sedere in su quelli, facendo con le gambe attitudini bel- |
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lissime. E questo lavorò con tant'arte, con tanta grazia, con tanta |
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bella maniera, dandoli nel colorito una tinta di carne e fresca e |
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morbida, che si può dire che sia carne vera più che dipinta. E certo |
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si possono tenere per i più begli che in fresco facesse mai artefice nes- |
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suno: la cagione è che nel guardo vivono, nell'attitudine si muovono, |
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e ti fan segno con la bocca voler isnodar la parola, e che l'arte vince la |
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natura, anzi che ella confessa non potere far in quella più di questo. |
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Fu questo lavoro di tanta bontà nel conspetto di chi intende- |
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va l'arte, che ne acquistò gran nome, ancora che egli avesse fatto |
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molte opere, e si sapesse certo quello ch'e' si sapeva del grande inge- |
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gno suo in quel mestiero, e se ne tenne molto più conto e maggiore |
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stima che prima non si era fatto. E per questa cagione Lorenzo Pucci, |
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cardinale Santiquattro, avendo preso alla Trinità, convento de' frati |