Volume 4

Edizione Giuntina
    Morte grandissima in cima con la falce in mano; et aveva in giro
    al carro molti sepolcri col coperchio, et in tutti que' luoghi che il
    trionfo si fermava a cantare s'aprivano e uscivano alcuni vestiti di
    tela nera, sopra la quale erano dipinte tutte le ossature di morto nelle
5   braccia, petto, rene e gambe, che il bianco sopra quel nero, et apa-
    rendo di lontano alcune di quelle torce con maschere che pigliavano
    col teschio di morto il dinanzi e 'l dirieto e parimente la gola, oltra al
    parere cosa naturalissima, era orribile e spaventosa a vedere; e que-
    sti morti, al suono di certe trombe sorde e con suon roco e morto,
10   uscivano mezzi di que' sepolcri, e sedendovi sopra cantavano in mu-
    sica piena di malenconia quella oggi nobilissima canzone:
    Dolor, pianto e penitenzia, etc..
    Era inanzi e adrieto al carro gran numero di morti a cavallo, sopra
    certi cavagli con somma diligenzia scelti de' più secchi e più strutti che
15   si potessino trovare, con covertine nere piene di croci bianche; e cia-
    scuno aveva 4 staffieri vestiti da morti con torce nere et uno stendardo
    grande nero con croci et ossa e teste di morto. Apresso al trionfo si
    strassinava 10 stendardi neri; e mentre caminavano, con voce tre-
    manti et unite diceva quella compagnia il Miserere, psalmo di Davit.
20   Questo duro spettacolo per la novità, come ho detto, e terribilità
    sua, misse terrore e maraviglia insieme in tutta quella città; e se bene
    non parve nella prima giunta cosa da carnovale, nondimeno per una
    certa novità e per essere accomodato tutto benissimo satisfece agli
    animi di tutti, e Piero, autore et inventore di tal cosa, ne fu somma-
25   mente lodato e comendato, e fu cagione che poi di mano in mano si
    seguitassi di fare cose spiritose e d'ingegnosa invenzione: che invero
    per tali suggetti e per condurre simil' feste non ha avuto questa città
    mai paragone, et ancora in que' vecchi che lo videro ne rimane viva
    memoria, né si saziano di celebrar questa capricciosa invenzione.
30   Sentì' dire io a Andrea di Cosimo, che fu con lui a fare questa opera,
    et Andrea del Sarto, che fu suo discepolo e vi si trovò anche egli,
    che e' fu opinione in quel tempo che questa invenzione fussi fatta
    per significare la tornata della casa de' Medici del'12 in Firenze, per-
    ché alora che questo trionfo si fece erano esuli, e come dire morti
35   che dovessino in breve resuscitare; et a questo fine interpretavano
    quelle parole che sono nella canzone:
    Morti siam, come vedete;
    Così morti vedren voi:
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