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faccia, attesoché non si pongono case né scale ne' piani dove le figure |
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posano, che la prima cosa non si tiri l'ordine e l'architettura. |
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Lavorando dunque di rimessi Baccio nella sua giovanezza eccel- |
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lentemente, fece le spalliere del coro di Santa Maria Novella nella |
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capella maggiore, nella quale sono un San Giovanni Battista et un |
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San Lorenzo bellissimi. D'intaglio lavorò l'ornamento della medesi- |
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ma capella, e quello dell'altar maggiore della Nunziata, l'ornamento |
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dell'organo di Santa Maria Novella, et altre infinite cose e publiche |
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e private nella sua patria Fiorenza. Della quale partendosi, andò a |
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Roma, dove attese con molto studio alle cose d'architettura; e tor- |
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nato, fece per la venuta di papa Leone Decimo in diversi luoghi |
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archi trionfali di legname. Ma per tutto ciò non lasciando mai la |
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bottega, vi dimoravano assai con esso lui, oltre a molti cittadini, i |
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migliori e primi artefici dell'arte nostre, onde vi si facevano, massi- |
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mamente la vernata, bellissimi discorsi e dispute d'importanza. Il |
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primo di costoro era Raffaello da Urbino, allora giovane, e dopo |
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Andrea Sansovino, Filippino, il Maiano, il Cronaca, Antonio e Giu- |
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liano Sangalli, il Granaccio, et alcuna volta, ma però di rado, Mi- |
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chelagnolo, e molti giovani fiorentini e forestieri. |
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Avendo adunque per sì fatta maniera atteso Baccio all'architet- |
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tura, et avendo fatto di sé alcuno esperimento, cominciò a essere a |
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Firenze in tanto credito, che le più magnifiche fabriche che a suo |
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tempo si facessero furono allogate a lui, et egli fattone capo. Essendo |