Volume 4

Edizione Giuntina
    faccia, attesoché non si pongono case né scale ne' piani dove le figure
    posano, che la prima cosa non si tiri l'ordine e l'architettura.
    Lavorando dunque di rimessi Baccio nella sua giovanezza eccel-
    lentemente, fece le spalliere del coro di Santa Maria Novella nella
5   capella maggiore, nella quale sono un San Giovanni Battista et un
    San Lorenzo bellissimi. D'intaglio lavorò l'ornamento della medesi-
    ma capella, e quello dell'altar maggiore della Nunziata, l'ornamento
    dell'organo di Santa Maria Novella, et altre infinite cose e publiche
    e private nella sua patria Fiorenza. Della quale partendosi, andò a
10   Roma, dove attese con molto studio alle cose d'architettura; e tor-
    nato, fece per la venuta di papa Leone Decimo in diversi luoghi
    archi trionfali di legname. Ma per tutto ciò non lasciando mai la
    bottega, vi dimoravano assai con esso lui, oltre a molti cittadini, i
    migliori e primi artefici dell'arte nostre, onde vi si facevano, massi-
15   mamente la vernata, bellissimi discorsi e dispute d'importanza. Il
    primo di costoro era Raffaello da Urbino, allora giovane, e dopo
    Andrea Sansovino, Filippino, il Maiano, il Cronaca, Antonio e Giu-
    liano Sangalli, il Granaccio, et alcuna volta, ma però di rado, Mi-
    chelagnolo, e molti giovani fiorentini e forestieri.
20   Avendo adunque per sì fatta maniera atteso Baccio all'architet-
    tura, et avendo fatto di sé alcuno esperimento, cominciò a essere a
    Firenze in tanto credito, che le più magnifiche fabriche che a suo
    tempo si facessero furono allogate a lui, et egli fattone capo. Essendo
- pagina 610 -

Edizione Torrentiniana
    non faccia, attesoché non si pongono case né scale ne' piani dove le
25   figure posano, che per la prima cosa l'architettura e l'ordine non si
    tiri.
    Però Baccio d'Agnolo, che di continuo praticò con Andrea Sansovino,
    se bene agli intagli attendeva et in quegli era più che valente,
    come per tutta Fiorenza ne dimostrano le opere sue, nondimeno attese
30   sempre alla prospettiva et all'architettura. Et a ciò lo spronò molto
    che il verno nella bottega sua si facevano raunate d'artefici, et i capi
    di quelle erano Raffaello da Urbino giovane, Andrea Sansovino, et in-
    finiti giovani artefici che gli seguitavano, dove difficultà grandissime si
    proponevano e bellissimi dubbî si vedevano del continuo risolvere dagli
35   eccellentissimi intelletti loro, ch'erano e sottili e ingegnosissimi. Laonde
    Baccio cominciò a fare di sé esperimento, e di maniera si portò in Fio-
    renza e talmente in credito venne di tutta quella città, che le più magni-
    fiche fabbriche che in suo tempo s'allogassero furono allogate aùllui, che
- pagina 610 -
pagina precedentepagina successiva