Volume 4

Edizione Giuntina
    per Sua Maestà e per lo Re Catolico, che questi signori, essendo
    in casa del conte Lodovico da Sesso veronese, dissero avere gran
    disiderio di veder questo quadro; per che mandato per esso, si sta-
    vano una sera contemplandolo a buon lume et amirando l'artificio
5   dell'opera, quando la signora Caterina, moglie del conte,
    andò dove erano que' signori con uno de' suo figliuoli, il quale aveva
    in mano uno di quegli uccelli verdi che a Verona si chiamano ter-
    razzi, perché fanno il nido in terra e si avezzano al pugno come gli
    sparvieri. Avenne adunque, stando ella cogl'altri a contemplare il
10   quadro, che quell'uccello, veduto il pugno et il braccio disteso del
    bambino dipinto, volò per saltarvi sopra: ma non si essendo potuto
    attaccare alla tavola dipinta, e perciò caduto in terra, tornò due volte
    per posarsi in sul pugno del detto bambino dipinto, non altrimenti
    che se fusse stato un di que' putti vivi che se lo tenevano sempre
15   in pugno. Di che stupefatti que' signori, vollono pagar quel quadro
    a Benedetto gran prezzo perché lo desse loro; ma non fu possibile
    per niuna guisa cavarglielo di mano. Non molto dopo, essendo i
    medesimi dietro a farglielo rubar un dì di San Biagio in San Nazzaro
    a una festa, perché ne fu fatto avertito il padrone, non riuscì loro il
20   disegno.
    Dipinse Francesco in San Polo di Verona una tavola a guazzo
    che è molto bella, et un'altra in San Bernardino alla capella de'
    Bandi, bellissima. In Mantoa lavorò per Verona in una tavola, che è
    alla capella dove è sepolto San Biagio, nella chiesa di San Nazaro
25   de' Monaci Neri, due bellissimi nudi, et una Madonna in aria col
    Figliuolo in braccio, et alcuni Angeli che sono maravigliose figure.
    Fu Francesco di santa vita e nimico d'ogni vizio, intantoché non
    volle mai, non che altro, dipignere opere lascive, ancorché dal mar-
    chese ne fusse molte volte pregato. E simili a lui furono in bontà
30   i fratelli, come si dirà a suo luogo. Finalmente Francesco, essendo
    vecchio e patendo d'orina, con licenza del marchese e per consiglio
    d'i medici andò con la moglie e con servitori a pigliar l'acqua de'
    bagni di Caldero sul Veronese; là dove avendo un giorno presa
    l'acqua, si lasciò vincere dal sonno e dormì alquanto, avendolo in
35   ciò per compassione compiaciuto la moglie; onde sopravenutagli
    mediante detto dormire, che è pestifero a chi piglia quell'acqua, una
    gran febre, finì il corso della vita a due dì di luglio 1519. Il che es-
    sendo significato al marchese, ordinò subito per un corriere che il
    corpo di Francesco fusse portato a Mantoa: e così fu fatto, quasi
40   contra la volontà de' Veronesi; dove fu onoratissimamente sotterrato
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