Volume 4

Edizione Giuntina
    quel timore che si deve imaginare in un uomo legato e saettato; ma
    dove tu voglia, mi dà il cuore di mostrarti quello che tu déi fare
    per compimento di questa figura». «Anzi ve ne prego, signore»,
    disse Francesco; et egli: «Come tu abbi qui il tuo fac[c]hino legato,
5   fammi chiamare, et io ti mostrerò quello che tu déi fare». Quando
    dunque ebbe il seguente giorno legato Francesco il fac[c]hino in
    quella maniera che lo volle, fece chiamare segretamente il marchese,
    non però sapendo quello che avesse in animo di fare. Il marchese
    dunque, uscito d'una stanza tutto infuriato con una balestra carica,
10   corse alla volta del fac[c]hino, gridando ad alta voce: «Traditore,
    tu se' morto, io t'ho pur còlto dove io voleva», et altre simili parole;
    le quali udendo il cattivello fac[c]hino e tenendosi morto, nel volere
    rompere le funi con le quali era legato, nell'aggravarsi sopra quelle
    e tutto essendo sbigottito, rappresentò veramente uno che avesse
15   ad essere saettato, mostrando nel viso il timore, e l'orrore della morte
    nelle membra stiracchiate e storte per cercar di fuggire il pericolo.
    Ciò fatto, disse il marchese a Francesco: «Eccolo acconcio come ha
    da stare: il rimanente farai per te medesimo». Il che tutto avendo
    questo pittore considerato, fece la sua figura di quella miglior per-
20   fezzione che si può imaginare.
    Dipinse Francesco, oltre molte altre cose, nel palazzo d'i Gonzaga
    la creazione de' primi signori di Mantoa e le giostre che furono fatte
    in sulla piazza di S. Piero, la quale ha quivi in prospettiva. Avendo
    il Gran Turco per un suo uomo mandato a presentare al marchese
25   un bellissimo cane, un arco et un turcasso, il marchese fece ritrarre
    nel detto palazzo d'i Gonzaga il cane, il turco che l'aveva condotto,
    e l'altre cose; e ciò fatto, volendo vedere se il cane dipinto veramente
    somigliava, fece condurre uno de' suoi cani di corte, nimicissimo al
    cane turco, là dove era il dipinto sopra un basamento finto di pietra.
30   Quivi dunque giunto il vivo, tosto che vide il dipinto, non altrimenti
    che se vivo stato fusse e quello stesso che odiava a morte, si lanciò
    con tanto impeto, sforzando chi lo teneva, per adentarlo, che per-
    cosso il capo nel muro tutto se lo ruppe. Si racconta ancora da per-
    sone che furono presenti, che avendo Benedetto Baroni, nipote di
35   Francesco, un quadretto di sua mano poco maggiore di 2 palmi,
    nel quale è dipinta una Madonna a olio dal petto in su quasi quanto
    il naturale, et in canto abasso il Puttino dalla spalla in su, che con
    un braccio steso in alto sta in atto di carezzare la Madre; si racconta,
    dico, che quando era l'imperatore padrone di Verona, essendo in
40   quella città don Alonso di Castiglia et Alarcone famosissimo capitano
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