Volume 4

Edizione Giuntina
    per adornarne il libro dell'Antichità di Verona, il quale avea
    scritte e cavate da quelle proprie messer Torello Saraina, che poi
    mise in stampa il detto libro, che da Giovanni Caroto mi fu mandato
    a Bologna - dove io allora faceva l'opera del refettorio di San Mi-
5   chele in Bosco - insieme col ritratto del reverendo padre don Cipria-
    no da Verona, che due volte fu generale de' monaci di
    Monte Oliveto, acciò io me ne servissi, come feci, in una di quel-
    le tavole; il quale ritratto mandatomi da Giovanni è oggi in casa
    mia in Fiorenza con altre pitture di mano di diversi maestri.
10   Giovanni finalmente d'anni sessanta incirca, essendo vivuto senza
    figliuoli e senza ambizione e con buone facultà, si morì, essendo
    molto lieto per vedere alcuni suoi discepoli in buona reputazione,
    cioè Anselmo Canneri e Paulo Veronese, che oggi lavora in Vinezia
    et è tenuto buon maestro. Anselmo ha lavorato molte opere a olio
15   et in fresco, e particolarmente alla Soranza in sul Tesino, et a Ca-
    stelfranco nel palazzo de' Soranzi et in altri molti luoghi, e più
    che altrove in Vicenza. Ma per tornare a Giovanni, fu sepolto in
    Santa Maria dell'Organo, dove aveva dipinto di sua mano la capella.
    Francesco Torbido detto il Moro, pittore veronese, imparò i primi
20   principii dell'arte, essendo ancor giovinetto, da Giorgione da Castel-
    franco, il quale immitò poi sempre nel colorito e nella morbidezza.
    Ma essendo il Moro apunto in sull'acquistare venuto a parole con
    non so chi, lo conciò di maniera che fu forzato partirsi di Vinezia e
    tornare a Verona, dove, dismessa la pittura, per essere alquanto ma-
25   nesco e praticare con giovani nobili, sì come colui che era di bonis-
    sime creanze, stette senza essercitarsi un tempo; e così praticando
    fra gl'altri con i conti Sanbonifazii e' conti Giusti, famiglie illustri
    di Verona, si fece tanto loro domestico che non solo abitava le case
    loro come se in quelle fusse nato, ma non andò molto che il conte
30   Zenoello Giusti gli diede una sua naturale figliuola per moglie, dan-
    dogli nelle proprie case un appar[t]amento commodo per lui, per la
    moglie e per i figli che gli nacquero.
    Dicono che Francesco, stando ai servigi di que' signori, portava
    sempre il lapis nella scarsella, et in ogni luogo dove andava, pur che
35   n'avesse agio, dipignea qualche testa o altro sopra le mura. Per che
    il detto conte Zenovello, vedendolo tanto inclinato alla pittura, al-
    leggeritolo d'altri negozii, fece, come generoso signore, ch'egli si
    diede tutto all'arte; e perché egli si era poco meno che scordato
- pagina 574 -
pagina precedentepagina successiva