Volume 4

Edizione Giuntina
    dolce aria che questa opera gli fu molto e meritamente lodata: e se
    non fusse che il gesso di quest'opera, per essere stato male stempera-
    to, si scrosta e la pittura si va consumando, questa sola sarebbe ca-
    gione di mantenerlo vivo sempre nella memoria de' suoi cittadini.
5   Essendogli poi allogato dagl'uomini che governavano la Compagnia
    dell'agnol Raffaello una loro capella nella chiesa di Santa Eufemia
    vi fece dentro a fresco due storie dell'agnolo Raffaello, e nella tavola
    a olio tre Agnoli grandi, Raffaello in mezzo e Gabriello e Michele
    dagli lati, e tutti con buon disegno e ben coloriti: ma nondimeno le
10   gambe di detti Angeli gli furono riprese come troppo sottili e poco
    morbide; a che egli con piacevole grazia rispondendo, diceva che
    poi che si fanno gl'Angeli con l'ale e con i corpi quasi celesti et
    aerei sì come fussero uccegli, che ben si può far loro le gambe sottili
    e secche, acciò possano volare et andare in alto con più agevolezza.
15   Dipinse nella chiesa di San Giorgio all'altare, dove è un Cristo che
    porta la croce, San Rocco e San Bastiano, con alcune storie nella
    predella di figure piccole e bellissime. Alla Compagnia della Madonna
    in San Bernardino dipinse nella predella dell'altar di detta Compa-
    gnia la Natività della Madonna e gl'Innocenti, con varie attitudini
20   negl'uc[c]isori e ne' gruppi de' putti difesi vivamente dalle lor madri;
    la quale opera è tenuta in venerazione e coperta, perché meglio si
    conservi. E questa fu cagione che gl'uomini della Fraternita di San-
    to Stefano, nel Duomo antico di Verona, gli facessono fare al loro
    altare, in tre quadri di figure simili, tre storiette della Nostra Donna,
25   cioè lo Sposalizio, la Natività di Cristo e la storia de' Magi.
    Dopo quest'opere, parendogli essersi acquistato assai credito in
    Verona, disegnava Giovan Francesco di partirsi e cercare altri paesi;
    ma gli furono in modo addosso gl'amici e ' parenti, che gli fecero
    pigliar per donna una giovane nobile e figliuola di messer Braliassarti
30   Grandoni, la quale poi che si ebbe menata l'anno 1505, et avutone
    indi a non molto un figliuolo, ella si morì sopra parto. E così rimaso
    libero si partì Giovan Francesco di Verona et andossene a Milano,
    dove il signor Anton Maria Visconte, tiratoselo in casa, gli fece molte
    opere per ornamento delle sue case lavorare. Intanto essendo portata
35   da un Fiamingo in Milano una testa d'un giovane ritratta di naturale
    e dipinta a olio, la quale era da ognuno in quella città ammirata,
    nel vederla Giovan Francesco se ne rise, dicendo: «A me basta l'ani-
    mo di farne una migliore». Di che facendosi beffe il Fiamingo, si
    venne dopo molte parole a questo, che Giovan Francesco facesse la
40   pruova, e perdendo, perdesse il quadro fatto e 25 scudi, e vincendo,
- pagina 569 -
pagina precedentepagina successiva