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vi è dipinto fusse vero. Per la quale opera merita Iacopo Palma |
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grandissima lode e di esser annoverato fra quegli che posseggono |
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l'arte et hanno in poter loro facultà d'esprimere nelle pitture le diffi- |
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cultà dei loro concetti, con ciò sia che in simili cose difficili a |
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molti pittori vien fatto nel primo abbozzare l'opera, come guidati |
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da un certo forore, qualche cosa di buono e qualche fierezza, che |
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vien poi levata nel finire, e tolto via quel buono che vi aveva posto |
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il furore; e questo avviene perché molte volte chi finisce considera |
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le parti e non il tutto di quello che fa, e va, rafreddandosi gli spiriti, |
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perdendo la vena della fierezza: là dove costui stette sempre saldo |
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nel medesimo proposito e condusse a perfezzione il suo concetto, |
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che gli fu allora e sarà sempre infinitamente lodato. |
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Ma senza dubbio, comeché molte siano e molto stimate tutte l'o- |
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pere di costui, quella di tutte l'altre è migliore e certo stupendissima |
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dove ritrasse, guardandosi in una spera, se stesso di naturale con al- |
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cune pelli di camello intorno e certi ciuffi di capegli, tanto |
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vivamente che non si può meglio immaginare; perciò che poté tanto |
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lo spirito del Palma in questa cosa particolare, che egli la fece mi- |
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racolosissima e fuor di modo bella, come afferma ognuno, vedendosi |
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ella quasi ogni anno nella mostra dell'Ascensione. Et invero ella me- |
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rita di essere celebrata per disegno, per artificio e per colorito, et |
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insomma per essere di tutta perfezzione più che qualsivoglia altra |
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opera che da pittore viniziano fusse stata insino a quel tempo lavo- |
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rata; perché, oltre all'altre cose, vi si vede dentro un girar d'occhi |
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sì fatto, che Lionardo da Vinci e Michelagnolo Buonarroti non ave- |
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rebbono altrimenti operato. Ma è meglio tacere la grazia, la gravità |
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e l'altre parti che in questo ritratto si veggono, perché non si può |