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bocce di vetro et altre simili baz[z]icature, che gli facevano spendere |
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più in un giorno che non guadagnava a lavorare una settimana alla |
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capella della Stecca[ta]; e non avendo altra entrata, e pur bisognan- |
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dogli anco vivere, si veniva così consumando con questi suoi fornelli |
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a poco a poco. E che fu peggio, gl'uomini della Compagnia della |
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Steccata, vedendo che egli avea del tutto tralasciato il lavoro, aven- |
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dolo per aventura, come si fa, soprapagato, gli mossero lite; onde |
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egli per lo migliore si ritirò, fuggendosi una notte con alcuni amici |
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suoi a Casal Maggiore. Dove uscitogli alquanto di capo l'alchimie, |
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fece per la chiesa di Santo Stefano, in una tavola, la Nostra Donna |
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in aria, e da basso San Giovan Batista e Santo Stefano. E dopo fece |
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- e questa fu l'ultima pittura che facesse - un quadro d'una Lucrezia |
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romana, che fu cosa divina e delle migliori che mai fusse veduta di |
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sua mano; ma, come si sia, è stato trafugato che non si sa dove sia. |
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È di sua mano anco un quadro di certe Ninfe, che oggi è in casa di |
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messer Niccolò Buffolini a Città di Castello; et una culla di putti, |
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che fu fatta per la signora Ang[i]ola de' Rossi da Parma, moglie del |
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signor Alessandro Vitelli, la quale è similmente in Città di Castello. |
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Francesco finalmente, avendo pur sempre l'animo a quella sua |
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alchimia, come gl'altri che le impazzano dietro una volta, et essendo |
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di delicato e gentile fatto con la barba e chiome lunghe e malconce, |
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quasi un uomo salvatico et un altro da quello che era stato, fu assalito, |