Volume 4

Edizione Giuntina
    bocce di vetro et altre simili baz[z]icature, che gli facevano spendere
    più in un giorno che non guadagnava a lavorare una settimana alla
    capella della Stecca[ta]; e non avendo altra entrata, e pur bisognan-
    dogli anco vivere, si veniva così consumando con questi suoi fornelli
5   a poco a poco. E che fu peggio, gl'uomini della Compagnia della
    Steccata, vedendo che egli avea del tutto tralasciato il lavoro, aven-
    dolo per aventura, come si fa, soprapagato, gli mossero lite; onde
    egli per lo migliore si ritirò, fuggendosi una notte con alcuni amici
    suoi a Casal Maggiore. Dove uscitogli alquanto di capo l'alchimie,
10   fece per la chiesa di Santo Stefano, in una tavola, la Nostra Donna
    in aria, e da basso San Giovan Batista e Santo Stefano. E dopo fece
    - e questa fu l'ultima pittura che facesse - un quadro d'una Lucrezia
    romana, che fu cosa divina e delle migliori che mai fusse veduta di
    sua mano; ma, come si sia, è stato trafugato che non si sa dove sia.
15   È di sua mano anco un quadro di certe Ninfe, che oggi è in casa di
    messer Niccolò Buffolini a Città di Castello; et una culla di putti,
    che fu fatta per la signora Ang[i]ola de' Rossi da Parma, moglie del
    signor Alessandro Vitelli, la quale è similmente in Città di Castello.
    Francesco finalmente, avendo pur sempre l'animo a quella sua
20   alchimia, come gl'altri che le impazzano dietro una volta, et essendo
    di delicato e gentile fatto con la barba e chiome lunghe e malconce,
    quasi un uomo salvatico et un altro da quello che era stato, fu assalito,
- pagina 544 -

Edizione Torrentiniana
    dilettazione di tal novella la utilità e il nome dell'arte propria, per la
    finta e vana in malissimo disordine della vita e dell'animo si condusse.
25   Fece in questo mez[z]o a un gentiluomo parmigiano a punti di luna un
    Cupido che fabbricava uno arco di legno: la qual pittura fu tenuta bel-
    lissima; et alla sorella del cavallier Baiardo dipinse una ancona che fu
    molto stimata; et a Casal Maggiore per quei signori fece due bellissime
    tavole.
30   Intanto trovavansi quegli uomini che l'opra della Steccata gli ave-
    vano allogato al tutto disperati, non vedendo né il mez[z]o né il fine
    di tal cosa; per il che ordinarono di fargli usar forza dalla Corte acciò
    che la finisse, e gli mossero un piato. Laonde egli non potendo resistere,
    una notte si partì di Parma, e con alcuni suoi amici si fuggì a San
35   Secondo; e quivi incognito dimorò molti mesi, di continuo alla alchimia
    attendendo: e perciò aveva preso aria di mez[z]o stolto, e già la barba
    e i capegli cresciutigli, aveva più viso d'uomo salvatico che di persona
    gentile come egli era. Avvenne che appressandosi egli a Parma, non
- pagina 544 -
pagina precedentepagina successiva