Volume 4

Edizione Giuntina
    ornamenti che mettevano in mezzo rosoni di rilievo, i quali egli da
    sé, come capriccioso, si mise a lavorare di rame, facendo in essi gran-
    dissime fatiche. In questo medesimo tempo fece al cavalier Baiardo,
    gentiluomo parmigiano e suo molto familiare amico, in un quadro
5   un Cupido che fabrica di sua mano un arco, a piè del quale fece due
    putti, che sedendo uno piglia l'altro per un braccio, e ridendo vuol
    che tocchi Cupido con un dito, e quegli, che non vuol toccarlo,
    piange mostrando aver paura di non cuocersi al fuoco d'Amore.
    Questa pittura, che è vaga per colorito, ingegnosa per invenzio-
10   ne e graziosa per quella sua maniera che è stata ed è dagl'artefici
    e da chi si diletta dell'arte imitata et osservata molto, è oggi nello
    studio del signor Marcantonio Cavalca, erede del cavalier Baiardo,
    con molti disegni che ha raccolti di mano del medesimo, bellissimi
    e ben finiti d'ogni sorte, sì come sono ancora quelli che pur di mano
15   di Francesco sono nel nostro libro in molte carte, e particolarmente
    quello della Decollazione di S. Piero e San Paulo, che, come si è
    detto, mandò poi fuori in stampe di legno e di rame stando in Bo-
    logna.
    Alla chiesa di Santa Maria de' Servi fece in una tavola la Nostra
20   Donna col Figliuolo in braccio che dorme, e da un lato certi Angeli,
    uno de' quali ha in braccio un'urna di cristallo, dentro la quale riluce
    una croce contemplata dalla Nostra Donna; la quale opera, perché
    non se ne contentava molto, rimase imperfetta, ma nondimeno è
    cosa molto lodata in quella sua maniera piena di grazia e di bellezza.
25   Intanto cominciò Francesco a dismettere l'opera della Steccata, o
    almeno a fare tanto adagio che si conosceva che v'andava di male
    gambe; e questo aveniva perché, avendo cominciato a studiare le
    cose dell'alchimia, aveva tralasciato del tutto le cose della pittura,
    pensando di dover tosto aricchire congelando mercurio. Per che stil-
30   landosi il cervello non con pensare belle invenzioni né con i pennelli
    o mestiche, perdeva tutto il giorno in tramenare carboni, legne,
- pagina 543 -

Edizione Torrentiniana
    i quali egli si mise a lavorar di rame, e fece in essi grandissime fatiche.
    E lavorando questa opera, fece alcuni Profeti e Sibille di terretta, e
    poche cose in essa in colori, nascendo ciò dal non contentarsi.
35   In questo tempo si diede all'alchimia, e pensando in breve ar-
    ricchirne, tentava di congelare il mercurio; per che tenendo egli dimolti
    fornelli e spese, non poteva riscuotere tanto dell'opera quanto in tal
    cosa consumava. La qual pazzia fu cagione ch'egli, lasciato per la
- pagina 543 -
pagina precedentepagina successiva