Volume 4

Edizione Giuntina
    dolcezza e leggiadria nell'attitudini che fu sua propria e particolare.
    Nelle teste parimente si vede che egli ebbe tutte quelle avvertenze
    che si dee, intantoché la sua maniera è stata da infiniti pittori im-
    mitata et osservata, per aver egli dato all'arte un lume di grazia tanto
5   piacevole che saranno sempre le sue cose tenute in pregio,
    et egli da tutti gli studiosi del disegno onorato. E avesse voluto Dio
    ch'egli avesse seguitato gli studii della pittura, e non fusse andato
    dietro ai ghiribizzi di congelare mercurio per farsi più ricco di quello
    che l'aveva dotato la natura et il cielo! perciò che sarebbe stato
10   sanza pari e veramente unico nella pittura: dove cercando di quello
    che non poté mai trovare, perdé il tempo, spregiò l'arte sua e fecesi
    danno nella propria vita e nel nome.
    Nacque Francesco in Parma l'anno 1504; e perché gli mancò il
    padre essendo egli ancor fanciullo di poca età, restò a custodia di
15   due suoi zii, fratelli del padre e pittori ammendue, i quali l'alleva-
    rono con grandissimo amore, insegnandogli tutti quei lodevoli co-
    stumi che ad uomo cristiano e civile si convengono. Dopo, essendo
    alquanto cresciuto, tosto che ebbe la penna in mano per imparare a
- pagina 532 -

Edizione Torrentiniana
    di continuo non avesse voluto operare più di quello ch'e' sapeva, averebbe
20   nel continuo far suo tanto avanzato se stesso, che, sì come di bella maniera,
    d'arie, di leggiadria e di grazia passò ognuno, così averebbe ancora di
    perfezzione, di fondamento e di bontà superato ciascuno. Ma il cervello,
    che aveva a continovi ghiribizzi di strane fantasie, lo tirava fuor de
    l'arte, potendo egli guadagnare quello oro ch'egli stesso arebbe voluto
25   con quello che la natura nel dipignere e 'l suo genio gli avevano inse-
    gnato, e volse con quello che non poté mai imparare perdere la spesa
    e il tempo e farsi danno alla propria vita. E questo fu ch'egli stillando
    cercava l'archimia dell'oro, e non si accorgeva, lo stolto, ch'aveva l'archi-
    mia del far le figure, le quali con pochi imbrat[t]amenti di colori, senza spe-
30   sa, traggono de le borse altrui le centinaia degli scudi. Ma egli in questa
    cosa invanito e perdutovi il cervello, sempre fu povero; e tal cosa gli fe'
    perdere tempo grandissimo, et odiarlo da infiniti, che più per il suo dan-
    no che per il loro bisogno di ciò si dolevano. E nel vero chi riguarda
    ai fini delle cose non debbe mai lasciare il certo per l'incerto, né, dove ei
35   può facilmente acquistar lode, cercare con somma fatica venire in per-
    petuo biasmo.
    Dicono che in Parma Francesco fu nutrito da piccolo da un suo zio,
    e che crescendo poi sotto la disciplina di Antonio da Correggio pittore,
- pagina 532 -
pagina precedentepagina successiva