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FRANCESCO MAZZOLA PARMIGIANO. |
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PITTORE |
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Veramente che il Cielo comparte le sue grazie negli ingegni nostri, a chi |
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più, a chi meno, secondo che gli piace: ma egli è pure un dispetto grande |
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et insopportabile a' begli spiriti il vedere che uno, che sia divenuto |
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raro e maraviglioso, e talmente abbia appresa qualche arte che le cose sue |
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siano reputate divine dagli uomini, allora che egli doverebbe più |
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esercitarsi, contentando chi brama delle sue cose, per acquistare, oltra |
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la roba e gli amici, pregio et onore, disprezzato ogni emolumento, lassati |
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a parte gli amici e nulla curando la fama et il nome, si dispone a non |
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voler operare né fare, se non sì di rado che appena mai se ne vede il |
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frutto. Il che per il vero troppo più spesso avviene che non arebbe biso- |
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gno il comodo umano, pervenendo il più delle volte il benignissimo in- |
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flusso delle doti eccellenti e rare in persone più spiritate che spiritose, |
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le quali fuggono lo esercitarsi, né far lo vogliono se non per punti di |
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luna o per capriccio de' cervelli loro, più tosto bestiali che umani. E |
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certamente non niego che il lavorare a furore non sia il più perfetto, |
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ma biasimo bene il non lavorar mai e per Dio; ché doverebbono gli arte- |
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fici saputi, quando vengono loro i pensieri alti e che non vi si può ag- |
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giugnere, cercare di contentarsi di quegli, che il sapere dell'ingegno, senza |
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rompere il collo, possedendogli, li manifesti nell'opere che fanno. Attesoché |
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infiniti dell'arte nostra, per voler mostrare più di quel che sanno, smar- |
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riscono la prima forma, et alla seconda che cercano arrivare non aggiun- |
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gono poi, perché al biasmo più ch'alla lode si sottopongono, come fece |
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Francesco Parmigiano, del quale appresso porrò la Vita. |
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Fu costui dotato dalla natura di sì graziato e leggiadro spirito, che s'egli |