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che fece costui, una facciata di chiaro scuro in sulla piazza de' Mar- |
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sigli, nella quale sono molti quadri di storie, et un fregio d'animali |
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che combattono insieme, molto fiero e ben fatto, e quasi delle mi- |
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gliori cose che dipignesse mai. Un'altra facciata dipinse alla Porta |
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di San Mammolo, et a San Salvadore un fregio intorno alla capella |
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maggiore, tanto stravagante e pieno di pazzie che farebbe ridere chi |
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ha più voglia di piagnere. Insomma non è chiesa né strada in Bologna |
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che non abbia qualche imbratto di mano di costui. In Roma ancora |
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dipinse assai; et a Lucca in San Friano una capella con strane e biz- |
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zarre fantasie, e con alcune cose degne di lode, come sono le storie |
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della Croce, e alcune di Santo Agostino, nelle quali sono infiniti |
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ritratti di persone segnalate di quella città: e per vero dire, questa fu |
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delle migliori opere che maestro Amico facesse mai a fresco di co- |
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lori. E anco in San Iacopo di Bologna, all'altare di San Nicola, alcune |
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storie di quel Santo, et un fregio da basso con prospettive che meri- |
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tan di esser lodate. Quando Carlo Quinto imperador[e] andò a Bolo- |
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gna, fece Amico alla porta del palazzo un arco trionfale, nel quale fece |
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Alfonso Lombardi le statue di rilievo. Né è maraviglia che quella |
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d'Amico fusse più pratica che altro, perché si dice che, come persona |
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astratta che egli era e fuor di squadra dall'altre, andò per tutta |
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Italia disegnando e ritraendo ogni cosa di pittura e di rilievo, e così |
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le buone come le cattive: il che fu cagione che egli diventò un prati- |
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caccio inventore; e quando poteva aver cose da servirsene, vi met- |
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teva su volentieri le mani, e poi, perché altri non se ne servissi, le |
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guastava: le quali fatiche furono cagione che egli fece quella maniera |