Volume 4

Edizione Giuntina
    state imitate da infiniti che lavorano di sì fatt'opere. Fecero ancora
    il cortile di questa casa, e similmente la loggia colorita di grotteschine
    picciole, che sono stimate divine. Insomma, ciò che eglino toccarono,
    con grazia e bellezza infinita assoluto renderono. E s'io volessi no-
5   minare tutte l'opere loro, farei un libro intero de' fatti di questi due
    soli, perché non è stanza, palazzo, giardino né vigna dove non siano
    opere di Polidoro e di Maturino.
    Ora, mentre che Roma ridendo s'abbelliva delle fatiche loro, et
    essi aspettavano premio de' proprii sudori, l'invidia e la fortuna man-
10   darono a Roma Borbone, l'anno 1527, che quella città mise a sacco.
    Laonde fu divisa la compagnia non solo di Polidoro e di Maturino,
    ma di tanti migliaia d'amici e di parenti che a un sol pane tanti
    anni erano stati in Roma. Per che Maturino si mise in fuga, né molto
    andò che da' disagi patiti per tale sacco si stima a Roma ch'e' morisse
15   di peste; e fu sepolto in S. Eustachio. Polidoro verso Napoli prese
    il camino, dove arivato, essendo quei gentiluomini poco curiosi delle
    cose eccellenti di pittura, fu per morirvisi di fame. Onde egli lavo-
    rando a opere per alcuni pittori, fece in S. Maria della Grazia un
    San Pietro nella maggior cappella; e così aiutò in molte cose que'
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Edizione Torrentiniana
20   le quali opere sono state imitate da infiniti che lavorano in tali biz[z]ar-
    rie. Fecero ancora il cortile di questa casa, e similmente la loggia colorita
    di grotteschine picciole, che sono stimate divine. Insomma, ciò che eglino
    toccarono, con grazia e bellezza infinita assoluto renderono. E s'io do-
    vessi nominare tutte le opere loro, farei un libro intero de' fatti loro,
25   perché non è stanza, palazzo, giardino né vigna dove non siano opere
    di Polidoro e di Maturino.
    Ora, mentre che Roma ridendo s'abbelliva de le fatiche loro, et essi
    aspettavano premio dei proprii sudori, l'invidia e la fortuna mandarono
    a Roma Borbone, l'anno MDXXVII, che quella città mise a sacco
30   Laonde fu divisa la compagnia non solo di Polidoro e di Maturino;
    ma di tante migliaia d'amici e di parenti ch'a un sol pane tanti anni
    erano stati in Roma. Per che Maturino si mise in fuga; né molto andò
    che dai disagi patiti per tal sacco si stima a Roma ch'e' morisse di peste;
    e fu sepolto in Santo Eustachio. Polidoro verso Napoli prese il suo
35   camino, e quivi capitando, essendo quei gentiluomini poco curiosi de
    le cose eccellenti di pittura, fu per morirvisi di fame. Onde egli lavorando
    a opere per alcuni pittori, fece in Santa Maria della Grazia un
    San Pietro nella maggior cappella; e così aiutò in molte cose que' pittori,
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