Volume 4

Edizione Giuntina
    badava al suo lavoro, esser veduto; e messo mano a una
    sua scatolet[t]a in forma di medaglia, ritrasse in quella di stucco
    l'istesso imperadore, e l'ebbe condotto a fine quando appunto Tizia-
    no ebbe finito anch'egli il suo ritratto. Nel rizzarsi dunque l'impera-
5   tore, Alfonso, chiusa la scatola, se l'aveva, acciò Tiziano non la vedes-
    se, già messa nella manica, quando dicendogli Sua Maestà: «Mostra
    quello che tu hai fatto», fu forzato a dare umilmente quel ritratto in
    mano dell'imperatore; il quale avendo considerato e molto lodato
    l'opera, gli disse: «Bastarebbeti l'animo di farla di marmo ? ». « Sacra
10   Maestà, sì», rispose Alfonso. «Falla dunque, - soggiunse l'imper[a-
    tore] - e portamela a Genova». Quanto paresse nuovo questo fatto
    a Tiziano, se lo può ciascuno per se stesso imaginare. Io per me credo
    che gli paresse avere messa la sua virtù in compromesso. Ma quello
    che più gli dovette parer strano, si fu che mandando Sua Maestà a
15   donare mille scudi a Tiziano, gli commise che ne desse la metà,
    cioè cinquecento, ad Alfonso, e gl'altri cinquecento si tenesse per sé:
    di che è da credere che seco medesimo si dolesse Tiziano. Alfonso
    dunque, messosi con quel maggiore studio che gli fu possibile a
    lavorare, condusse con tanta diligenza a fine la testa di marmo, che
20   fu giudicata cosa rarissima. Onde meritò, portandola all'imper[atore],
    che Sua Maestà gli facesse donare altri trecento scudi.
    Venuto Alfonso per i doni e per le lodi dategli da Cesare in ripu-
    tazione, Ippolito cardinal de' Medici lo condusse a Roma, dove aveva
    appresso di sé, oltre agl'altri infiniti virtuosi, molti scultori e pittori,
25   e gli fece da una testa antica molto lodata ritrarre in marmo Vitellio
    imperatore. Nella quale opera avendo confirmata l'openione che di
    lui aveva il cardinale e tutta Roma, gli fu dato a fare dal medesimo
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Edizione Torrentiniana
    rilievo cominciò un ritratto quanto il vivo di quegli stucchi. E tanto con
    grazia espresse la effigie di quello, che oltre il nome che in quella cosa
30   acquistò, de' mille scudi che l'imperatore donò a Tiziano, esso n'ebbe in
    sua parte cinquecento. La quale riputazione et opera lo fece molto grato
    al cardinale Ippolito de' Medici, il quale con ogni instanza lo condusse
    a Roma; e quivi dimorando ebbe tutti i favori che e' volse da quel
    signore, il quale aveva allora in casa sua infinità di pittori e scultori e
35   d'altri virtuosi. Laonde egli in grandissima aspettazione era tenuto.
    Fece di marmo e ritrasse da una testa antica Vitellio imperatore, e la
    condusse perfettamente; la qual cosa gli confermò il nome e gli accrebbe
    grado con quel signore et insieme con tutta Roma. Fece ancora una testa
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