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lode che si spera, il tutto in danno et in biasimo si converte. Laonde si |
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conosce che coloro che si dolgono che non sono né in tutto né in parte |
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rimunerati dalla fortuna e dagli uomini, dando la colpa ch'ella è nemica |
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della virtù, se vogliono sanamente riconoscere se medesimi e si venga a |
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merito per merito, si troverrà che e' non l'aranno conseguito più per |
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proprio difetto o mala natura loro che per colpa di quelli: perché e' non |
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è che non si vegga, se non sempre almeno qualche volta, che siano remu- |
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nerati, e le occasioni del servirsi di loro. Ma il male è quello degli uomini, |
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i quali accecati ne' desideri stessi, non voglion conoscere il tempo quando |
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l'occasione si presenta loro: ché se eglino la seguitassino e ne facessin |
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capitale, quando ella viene non incorrerebbono ne' desordini, che spesso |
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più per colpa di loro stessi che per altra cagione si veggono, chiamandosi |
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da lor medesimi sfortunati. Come fu nella vita più che ne l'arte lo |
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eccellentissimo pittore Andrea del Sarto fiorentino, il quale obligatissimo |
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alla natura per uno ingegno raro nella pittura, se avesse atteso a una |
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vita più civile e onorata, e non trascurato sé et i suoi prossimi per lo |
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appetito d'una sua donna che lo tenne sempre e povero e basso, sarebbe |
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stato del continuo in Francia, dove egli fu chiamato da quel re, che |
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adorava l'opere sue e stimavalo assai, e lo arebbe rimunerato grande- |
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mente; dove per satisfare al desiderio de l'appetito di lei e di lui, tornò |
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e visse sempre bassamente, e non fu delle fatiche sue mai se non povera- |
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mente sovenuto, e da lei, ch'altro di ben non vedeva, nella fine vicino |
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alla morte fu abandonato. |
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Ma cominciamoci dal principio. Nacque l'anno MCCCCLXXVIII |
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nella città di Fiorenza a una persona da bene, chiamato sopra nome il |
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Sarto dall'arte che egli faceva, un figliuolo il cui nome fu Andrea; |