Volume 4

Edizione Giuntina
    di bello ingegno nella patria, deliberò, udite le maraviglie di Raf-
    faello da Urbino, per corrispondere mediante l'affaticarsi alla spe-
    ranza già conceputa di lui, andarsene a Roma; là dove giunto si pose
    con Raffaello, che niuna cosa negò mai agl'uomini virtuosi. Erano
5   allora in Roma infiniti giovani che attendevano alla pittura, et emu-
    lando fra loro cercavano l'uno l'altro avanzare nel disegno per venire
    in grazia di Raffaello e guadagnarsi nome fra i popoli. Per che at-
    tendendo continuamente Pellegrino agli studî, divenne, oltre al dise-
    gno, di pratica maestrevole nell'arte. E quando Leone Decimo fece
10   dipignere le Logge a Raffaello, vi lavorò anch'egli in compagnia
    degl'altri giovani, e riuscì tanto bene che Raffaello si servì poi di lui
    in molte altre cose. Fece Pellegrino in Santo Eustachio di Roma,
    entrando in chiesa, tre figure in fresco a uno altare, e nella chiesa de'
    Portughesi alla Scrofa la cappella dell'altare maggiore in fresco, in-
15   sieme con la tavola. Dopo, avendo in San Iacopo della nazione
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Edizione Torrentiniana
    infinitissimamente, a chi di questo scampa, quando la vendetta, il furore
    e la forza d'altrui, violentemente, o con ferro o con veleno o con altra
    nuova disgrazia, senza rispetto tronca il filo della vita a questi tali,
    allora che degli ingegni loro si sperano i migliori e più maturi frutti esser
20   raccolti. E nel vero torto grandissimo fa la natura, quando ci dà uno
    ingegno il quale sia per ornamento del secolo in che nasce e per utilità
    di chi ci vive, a levarlo così tosto di terra, e veramente fa poco onore
    a sé e grandissimo danno altrui. Come si vede che fu di Pellegrino da
    Modona pittore, il quale desideroso con la forza delle fatiche acquistarsi
25   nome nell'arte della pittura, si partì de la sua patria, udendo le maravi-
    glie del grandissimo Raffaello da Urbino; e tanto fece, ch'a lavorare si
    pose con lui. E trovò nel suo giungere in Roma infinitissimi giovani
    ch'attendevano alla pittura, et emulando fra loro cercavano l'un l'altro
    avanzare nel disegno, e davano opera di continuo alle fatiche dell'arte
30   per venire in grazia di Raffaello e guadagnarsi nome fra i popoli. Per
    il che Pellegrino molto a questo attendendo, divenne, oltre al disegno,
    di pratica maestrevole nell'arte. E mentre che Leon X fece dipignere le
    Logge a Raffaello, vi lavorò ancora egli in compagnia degli altri giovani;
    le quali fatiche furono cagione che Raffaello si servì di lui in molte
35   cose. Fece Pellegrino in Santo Eustachio di Roma, entrando in chiesa,
    tre figure in fresco a uno altare, e nella chiesa de' Portughesi alla Scrofa
    la cappella dello altar maggiore in fresco, insieme con la tavola. Avvenne
    che in San Iacopo della nazione spagnuola in Roma si fece una cappella
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