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infinitissimamente, a chi di questo scampa, quando la vendetta, il furore |
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e la forza d'altrui, violentemente, o con ferro o con veleno o con altra |
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nuova disgrazia, senza rispetto tronca il filo della vita a questi tali, |
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allora che degli ingegni loro si sperano i migliori e più maturi frutti esser |
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raccolti. E nel vero torto grandissimo fa la natura, quando ci dà uno |
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ingegno il quale sia per ornamento del secolo in che nasce e per utilità |
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di chi ci vive, a levarlo così tosto di terra, e veramente fa poco onore |
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a sé e grandissimo danno altrui. Come si vede che fu di Pellegrino da |
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Modona pittore, il quale desideroso con la forza delle fatiche acquistarsi |
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nome nell'arte della pittura, si partì de la sua patria, udendo le maravi- |
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glie del grandissimo Raffaello da Urbino; e tanto fece, ch'a lavorare si |
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pose con lui. E trovò nel suo giungere in Roma infinitissimi giovani |
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ch'attendevano alla pittura, et emulando fra loro cercavano l'un l'altro |
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avanzare nel disegno, e davano opera di continuo alle fatiche dell'arte |
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per venire in grazia di Raffaello e guadagnarsi nome fra i popoli. Per |
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il che Pellegrino molto a questo attendendo, divenne, oltre al disegno, |
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di pratica maestrevole nell'arte. E mentre che Leon X fece dipignere le |
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Logge a Raffaello, vi lavorò ancora egli in compagnia degli altri giovani; |
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le quali fatiche furono cagione che Raffaello si servì di lui in molte |
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cose. Fece Pellegrino in Santo Eustachio di Roma, entrando in chiesa, |
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tre figure in fresco a uno altare, e nella chiesa de' Portughesi alla Scrofa |
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la cappella dello altar maggiore in fresco, insieme con la tavola. Avvenne |
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che in San Iacopo della nazione spagnuola in Roma si fece una cappella |