Volume 4

Edizione Giuntina
    della Garfagnana nel ritornare da Genoa, dove era stato ambascia-
    tore della sua Republica all'imperatore, fu mandato con molta
    fretta Silvio a formarne la testa, perché poi ne facesse una di marmo,
    sì come n'aveva condotto una di cera bellissima. E perché abitò
5   Silvio qualche tempo con tutta la famiglia in Pisa, essendo della
    Compagnia della Misericordia, che in quella città accompagna i
    condannati alla morte insino al luogo della iustizia, gli venne una
    volta capriccio, essendo sagrestano, della più strana cosa del mondo.
    Trasse una notte il corpo d'uno, che era stato impiccato il giorno
10   inanzi, della sepoltura, e dopo averne fatto notomia per conto dell'ar-
    te, come capriccioso e forse maliastro, e persona che prestava fede
    agl'incanti e simili sciocchezze, lo scorticò tutto, et acconciata la
    pelle secondo che gl'era stato insegnato, se ne fece, pensando che
    avesse qualche gran virtù, un coietto, e quello portò per alcun tempo
15   sopra la camicia, senza che nessuno lo sapesse già mai. Ma essendo
    una volta sgridato da un buon padre a cui confessò la cosa, si trasse
    costui di dosso il coietto e, secondo che dal frate gli fu imposto,
    lo ripose in una sepoltura. Molte altre simili cose si potrebbono
    raccontare di costui, ma non facendo al proposito della nostra storia
20   si passono con silenzio.
    Essendogli morta la prima moglie in Pisa, se n'andò a Carrara;
    e qui standosi a lavorare alcune cose, prese un'altra donna, colla qua-
    le non molto dopo se n'andò a Genoa, dove, stando a' servigi del
    principe Doria, fece di marmo sopra la porta del suo palazzo un'arme
25   bellissima, e per tutto il palazzo molti ornamenti di stucchi, secondo
    che da Perino del Vaga pittore gli erano ordinati; fecevi anco un bel-
    lissimo ritratto di marmo di Carlo V imperatore. Ma perché Silvio
    per suo natural costume non dimorava mai lungo tempo in un luogo,
    né aveva fermezza, increscendogli lo stare troppo bene in Genoa, si
30   mise in camino per andare in Francia. Ma partitosi, prima che fusse
    al Monsanese tornò indietro, e fermatosi in Milano lavorò nel Duo-
    mo alcune storie e figure e molti ornamenti con sua molta lode. E
    finalmente vi si morì d'età d'anni quarantacinque.
    Fu costui di bello ingegno, capriccioso e molto dèstro in ogni cosa,
35   e persona che seppe condurre con molta diligenza qualunche cosa si
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Edizione Torrentiniana
    Genova et a Padova, et in molti altri luoghi per Italia, appariscono opere
    sue. E certo, se la morte non gli toglieva così tosto la vita, arebbe fatto
    di sé cose maravigliose per lo spirito che dava pronto all'opre da lui
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