Volume 4

Edizione Giuntina
    essecutore del testamento messer Baldassarre da Pescia, al-
    lora datario del Papa. Poi, confesso e contrito, finì il corso della sua
    vita il giorno medesimo ch'e' nacque, che fu il Venerdì Santo, d'anni
    XXXVII; l'anima del quale è da credere che, come di sue virtù ha
5   abbellito il mondo, così abbia di se medesima adorno il cielo.
    Gli misero alla morte, al capo nella sala ove lavorava, la tavola della
    Trasfigurazione che aveva finita per il cardinale de' Medici: la quale
    opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l'a-
    nima di dolore a ognuno che quivi guardava; la quale tavola per la
10   perdita di Raffaello fu messa dal cardinale a San Pietro a Montorio
    allo altar maggiore, e fu poi sempre per la rarità d'ogni suo gesto
    in gran pregio tenuta. Fu data al corpo suo quella onorata sepoltura
    che tanto nobile spirito aveva meritato, perché non fu nessuno arte-
    fice che dolendosi non piagnesse, et insieme alla sepoltura non l'ac-
15   compagnasse. Dolse ancora sommamente la morte sua a tutta la
    corte del Papa, prima per avere egli avuto in vita uno officio di cubi-
    culario, et appresso per essere stato sì caro al Papa che la sua morte
    amaramente lo fece piagnere. O felice e beata anima, da che ogn'uo-
    mo volentieri ragiona di te e celebra i gesti tuoi et ammira ogni tuo
20   disegno lasciato! Ben poteva la pittura, quando questo nobile artefice
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Edizione Torrentiniana
    del Papa. Poi, confesso e contrito, finì il corso della sua vita il
    giorno medesimo ch'e' nacque, che fu il Venerdì Santo, d'anni XXXVII;
    l'anima del quale è da credere che, come di sue virtù ha imbellito il
    mondo, così abbia di se medesima adorno il cielo.
25   Gli misero alla morte, al capo nella sala ove lavorava, la tavola della
    Trasfigurazione che aveva finita per il cardinale de' Medici: la quale
    opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l'anima
    di dolore a ognuno che quivi guardava; la quale tavola per la perdita
    di Rafaello fu messa dal cardinale a San Pietro a Montorio allo altar
30   maggiore, e fu poi sempre per la rarità d'ogni suo gesto in gran pregio
    tenuta. Fu data al corpo suo quella onorata sepoltura che tanto no-
    bile spirito aveva meritato, perché non fu nessuno artefice che dolendosi
    non piagnesse, et insieme alla sepoltura non l'accompagnasse. Dolse an-
    cora sommamente la morte sua a tutta la corte del Papa, prima per
35   avere egli avuto in vita uno officio di cubiculario, et appresso per essere
    stato sì caro al Papa che la sua morte amaramente lo fece piagnere.
    O felice e beata anima, da che ogn'uomo volentieri ragiona di te e cele-
    bra i gesti tuoi et ammira ogni tuo disegno lasciato! Ben poteva la pittura,
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