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in que' tempi. Gli fu dai Dei, cittadini fiorentini, allogata una tavola |
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che andava alla cappella dell'altar loro in Santo Spirito; et egli la |
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cominciò, et a buonissimo termine la condusse bozzata. E fece un quadro |
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che si mandò in Siena, il quale nella partita di Rafaello rimase a Ridolfo |
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del Ghirlandaio, perch'egli finisse un panno az[z]urro che vi mancava. E |
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questo avvenne perché Bramante da Urbino, essendo a' servigi di Giulio |
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II, per un poco di parentela che avevano insieme e per essere di un paese |
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medesimo, gli scrisse che aveva operato col Papa, che, volendo far certe |
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stanze, egli potrebbe in quelle mostrare il valor suo. Piacque il partita |
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a Rafaello, e lasciò l'opere di Fiorenza, trasferendosi a Roma: per il che |
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la tavola de' Dei non fu più finita, e dopo la morte sua rimase a messer |
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Baldassarre da Pescia, che la fece porre a una cappella fatta fare da lui |
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nella Pieve di Pescia. Giunto Rafaello a Roma, trovò che gran parte |
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delle camere di palazzo erano state dipinte e tuttavia si dipignevano da |
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più maestri; e così stavano come si vedeva, che ve n'era una che da Pie- |
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tro della Francesca vi era una storia finita, e Luca da Cortona aveva |
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condotta a buon termine una facciata, e don Pietro della Gatta abba- |
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te di San Clemente di Arezzo vi aveva cominciato alcune cose; simil- |
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mente Bramantino da Milano vi aveva dipinto molte figure, le quali |