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nel corso de' Tintori, appresso al Canto degl'Alberti. Fece anco a |
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Domenico Canigiani, in un quadro, la Nostra Donna con il putto |
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Gesù che fa festa a un San Giovannino pòrtogli da Santa Elisabetta, |
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che mentre lo sostiene con prontezza vivissima guarda un San Giu- |
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seppo, il quale standosi apoggiato con ambe le mani a un bastone, |
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china la testa verso quella vecchia, quasi maravigliandosi e lodandone |
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la grandezza di Dio che così attempata avesse un sì picciol figliuolo; e |
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tutti pare che stupischino del vedere con quanto senno in quella età |
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sì tenera i due cugini, l'uno reverente all'altro, si fanno festa: sen- |
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zaché ogni colpo di colore nelle teste, nelle mani e ne' piedi sono anzi |
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pennellate di carne che tinta di maestro che faccia quell'arte. Questa |
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nobilissima pittura è oggi appresso gl'eredi del detto Domenico Ca- |
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nigiani, che la tengono in quella stima che merita un'opera di Raf- |
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faello da Urbino. |
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Studiò questo eccellentissimo pittore nella città di Firenze le cose |
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vecchie di Masaccio, e quelle che vide nei lavori di Lionardo e di |
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Michelagnolo lo feciono attendere maggiormente agli studî, e per |
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conseguenza acquistarne miglioramento straordinario all'arte et alla |
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sua maniera. Ebbe oltre gl'altri, mentre stette Raffaello in Fiorenza, |
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stretta dimestichezza con fra' Bartolomeo di San Marco, piacendogli |