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Dimorò dunque in Prato tre anni continui, con sopportare la |
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spesa, il disagio e 'l dolore come potette il meglio. |
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Dopo, avendosi a ricoprire la chiesa della Madonna di Loreto e |
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voltare la cupola, già stata cominciata e non finita da Giuliano da |
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Maiano, dubitavano coloro che di ciò avevano la cura che la debo- |
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lezza de' pilastri non reggesse così gran peso; per che scrivendo a |
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Giuliano che, se voleva tale opera, andasse a vedere, egli, come ani- |
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moso e valente, andò e mostrò con facilità quella poter voltarsi, e |
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che a ciò gli bastava l'animo; e tante e tali ragioni allegò loro che |
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l'opera gli fu allogata. Dopo la quale allogazione fece spedire l'opera |
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di Prato, e coi medesimi maestri muratori e scarpellini a Loreto si |
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condusse. E perché tale opra avesse fermezza nelle pietre e saldezza |
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e forma e stabilità, e facesse legazione, mandò a Roma per la pozzo- |
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lana, né calce fu che con essa non fosse temperata, e murata ogni pie- |
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tra: e così in termine di tre anni quella finita e libera rimase perfetta. |
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Andò poi a Roma, dove a papa Alessandro VI restaurò il tetto di |
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Santa Maria Maggiore che ruinava, e vi fece quel palco ch'al presente |
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si vede. Così nel praticare per la corte il vescovo della Rovere, fatto |
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cardinale di San Pietro in Vincola, già amico di Giuliano fin quando |