Volume 3

Edizione Giuntina
    era un bel getto perché ciò fare era sua arte, ma non aveva molto
    disegno; il saggio di Niccolò d'Arezzo, che era fatto con buona pra-
    tica, aveva le figure tozze et era mal rinetto. Solo quella storia che per
    saggio fece Lorenzo, la quale ancora si vede dentro all'Udienza del-
5   l'Arte de' Mercatanti, era in tutte le parti perfettissima. Aveva tutta
    l'opera disegno et era benissimo composta: le figure di quella ma-
    niera erano svelte e fatte con grazia et attitudini bellissime, et era
    finita con tanta diligenza, che pareva fatta non di getto e rinetta con
    ferri, ma col fiato. Donato e Filippo, visto la diligenza che Lorenzo
10   aveva usata nell'opra sua, si tiroron da un canto, e parlando fra loro
    risolverono che l'opera dovesse darsi a Lorenzo, parendo loro che il
    publico et il privato sarebbe meglio servito, e Lorenzo, essendo gio-
    vanetto che non passava 20 anni, arebbe, nello esercitarsi, a fare in
    quella professione que' frutti maggiori che prometteva la bella storia
15   che egli a giudizio loro aveva più degli altri eccellentemente condotta,
    dicendo che sarebbe stato più tosto opera invidiosa a levargliela che
    non era virtuosa a fargliela avere.
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Edizione Torrentiniana
    d'Arezzo, ch'erano le manco buone. Donato e Filippo, visto la diligenzia
    e lo amore che Lorenzo aveva usata nell'opra sua, si tiroron da un canto,
20   e parlando fra loro risolverono che l'opera dovesse darsi a Lorenzo,
    parendo loro che il publico et il privato sarebbe meglio servito, e Lorenzo,
    essendo giovanetto che non passava XX anni, arebbe, nello esercitarsi, a
    fare in quella professione que' frutti maggiori che prometteva la bella
    storia che egli a giudizio loro aveva più degli altri eccellentemente con-
25   dotta, dicendo che sarebbe stato più tosto opera invidiosa a levargliela che
    non era virtuosa a fargliela avere. E così entrati Filippo e Donato nella
    Udienza dove sedevano i Consoli, parlò Filippo in questa forma: «Lo
    sperimento che avete fatto di tanti eccellenti maestri, signori Consoli, è
    stato molto aùpproposito, avendo noi veduto la differenza delle maniere,
30   e colui che sia più atto a fare onore alla nostra città. E poi ch'egli ci è
    venuto per sorte che ne stavamo Donato et io in dubbio che questi fore-
    stieri non avessino a passare i maestri della città nostra - anzi abbiamo
    visto che l'opere loro restano inferiori di invenzioni, di disegno e di getto,
    e finite sono manco che le nostre -, abbiamo giudicato infra di noi che
35   prima Lorenzo Ghiberti sia quello a cui si debba dare il pregio di questo
    onore, e poscia il lavoro delle porte. Perché egli essendo giovane e volen-
    toroso dello acquistar fama,farà, seguitando, opera tale che, non solo
    come ha passato ora tutti questi artefici, vincerà ogni giorno se medesimo.
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