Volume 3

Edizione Giuntina
    Chiamato poi dal detto papa Sisto a lavorare nella cappella del palaz-
    zo a concorrenza di tanti pittori, dipinse in quella due storie, che fra
    tante son tenute le migliori: l'una è il testamento di Mosè al popolo
    ebreo nell'avere veduto la terra di promessione, e l'altra la morte sua.
5   Finalmente, avendo fatte opere quasi per tutti i prìncipi d'Italia et es-
    sendo già vecchio, se ne tornò a Cortona, dove in que' suoi ultimi anni
    lavorò più per piacere che per altro, come quello che, avezzo alle fati-
    che, non poteva né sapeva starsi ozioso. Fece dunque in detta sua vec-
    chiezza una tavola alle Monache di S. Margherita d'Arezzo, et una alla
10   Compagnia di S. Girolamo, parte della quale pagò messer Niccolò Ga-
    murrini dottor di legge, auditor di Ruota, il quale in essa tavola è ritratto
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Edizione Torrentiniana
    e gran parte de' miracoli di Anticristo, dove mostrò la invenzione e la
    pratica grande ch'egli aveva negli ignudi con molti scórti e belle forme di
    figure, imaginandosi stranamente il terror di que' giorni. Per il che destò
15   l'animo a tutti quelli che dopo lui son venuti di far nell'arte le difficultà
    che si dipingono in seguitar quella maniera. Dicesi che a la tornata sua
    in Cortona gli morì un figliuolo che egli molto amava, bellissimo di
    volto e di persona; e fu cosa compassionevole, essendogli stato ucciso.
    Onde così addolorato Luca lo fece spogliare ignudo, e con grandissima
20   constanzia d'animo senza piagnere lo ritrasse.
    Sparsesi talmente la fama dell'opera d'Orvieto e delle altre tante
    che aveva fatte, che da papa Sisto fu mandato a Cortona per lui, che
    venisse a lavorare in concorrenza con gli altri, acciò che nella cappella
    di palazzo, nella quale tanti rari e begli ingegni lavoravano, fosse ancora
25   dell'opere di Luca. Fecevi egli dunque due storie, tenute le migliori fra
    tutti gli altri artefici: l'una è il testamento di Mosè al popolo ebreo nello
    avere veduto la terra di promissione, e l'altra la morte sua. Fece ancora
    molte opere a diversi prìncipi in Italia e fuori; e già vecchio tornatosi a
    Cortona, lavorava opere per diversi luoghi. Fece in ultimo della
30   sua vecchiezza alle Monache di Santa Margherita in Arezzo una
    tavola per la chiesa loro, che molto fu stimata; similmente una alla
    Compagnia di San Girolamo in detta città, parte della quale pagò
    messer Niccolò Gamurrini aretino, auditor di Ruota, che in essa fu
    ritratto. E finalmente venuto in vecchiezza, di anni LXXXII in Cor-
35   tona fra ' suoi parenti si morì, e nella Pieve gli fu dato onorata sepoltura;
    per che fu da' suoi Cortonesi onorato vivo e morto, sì come quello che
    molto ben l'aveva meritato per lo utile e per l'onore che e' dette alla
    patria sua.
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