Volume 3

Edizione Giuntina
    suo e la stolta presunzione della folle credenza sua, si accorò di do-
    lore e fra brevissimo tempo se ne morì. Era la tavola di Raffaello di-
    vina, e non dipinta ma viva, e talmente ben fatta e colorita da lui,
    che fra le belle che egli dipinse mentre visse, ancora che tutte siano
5   miracolose, ben poteva chiamarsi rara. Laonde il Francia mez[z]o mor-
    to per il terrore e per la bellezza della pittura che era presente agl'oc-
    chi et a paragone di quelle che intorno di sua mano si vedevano, tutto
    smarrito la fece con diligenzia porre in S. Giovanni in Monte a quella
    cappella dove doveva stare; et entratosene fra pochi dì nel letto tutto
10   fuori di se stesso, parendoli esser rimasto quasi nulla nell'arte appetto
    a quello che egli credeva e che egli era tenuto, di dolore e malinconia,
    come alcuni credono, si morì, essendoli advenuto, nel troppo fisa-
    mente contemplare la vivissima pittura di Raffaello, quello che al
    Fivizano nel vagheggiare la sua bella Morte, de la quale è scritto
15   questo epigramma:
    ME VERAM PICTOR DIVINUS MENTE RECEPIT.
    ADMOTA EST OPERI DEINDE PERITA MANUS.
    DUMQUE OPERE IN FACTO DEFIGIT LUMINA PICTOR
    INTENTUS NIMIUM PALLUIT ET MORITUR.
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Edizione Torrentiniana
20   stupore che e' ne ebbe e tanto grande la maraviglia, che conoscendo qui
    lo error suo e la stolta presunzione della folle credenza sua, si accorò di
    dolore e fra brevissimo tempo se ne morì. Era la tavola di Raffaello
    divina, e non dipinta ma viva, e talmente ben fatta e colorita da lui, che
    fra le belle che egli dipinse mentre visse, ancora che tutte siano miracolo-
25   se, ben poteva chiamarsi rara. Laonde il Francia mez[z]o morto per il
    terrore e per la bellezza della pittura che era presente agli occhi et a pa-
    ragone di quelle che intorno di sua mano si vedevano, tutto smarrito la
    fece con diligenzia porre in San Giovanni in Monte a quella cappella
    dove doveva stare; et entratosene fra pochi dì nel letto tutto fuori di se
30   stesso, parendoli esser rimasto quasi nulla nell'arte appetto a quello che
    egli credeva e che egli era tenuto, di dolore e malinconia si morì, essendoli
    advenuto, nel troppo fisamente contemplare la vivissima pittura di Raf-
    faello, quello che al Fivizano nel vagheggiare la sua bella Morte, de la
    quale è scritto questo epigramma:
35   ME VERAM PICTOR DIVINUS MENTE RECEPIT.
    ADMOTA EST OPERI DEINDE PERITA MANUS.
    DUMQUE OPERE IN FACTO DEFIGIT LUMINA PICTOR
    INTENTUS NIMIUM PALLUIT ET MORITUR.
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