Volume 3

Edizione Giuntina
    Mentre che Andrea stette a lavorare in Roma, oltre la detta ca-
    pella dipinse in un quadretto piccolo una Nostra Donna col Figliuolo
    in collo che dorme, e nel campo, che è una montagna, fece dentro a
    certe grotte alcuni scarpellini che cavano pietre per diversi lavori,
5   tanto sottilmente e con tanta pacienza che non par possibile che con
    una sottil punta di pennello si possa far tanto bene; il qual quadro è
    oggi appresso lo illustrissimo signor don Francesco Medici, principe
    di Fiorenza, il quale lo tiene fra le sue cose carissime. Nel nostro
    libro è in un mezzo foglio reale un disegno di mano d'Andrea finito
10   di chiaroscuro, nel quale è una Iudith che mette nella tasca d'una
    sua schiava mora la testa d'Oloferne, fatto d'un chiaroscuro non più
    usato, avendo egli lasciato il foglio bianco che serve per il lume della
    biacca, tanto nettamente che vi si veggiono i capegli sfilati e l'altre
    sottigliezze non meno che se fussero stati con molta diligenza fatti
15   dal pennello; onde si può in un certo modo chiamar questo più
    tosto opera colorita che carta disegnata. Si dilettò il medesimo, sì
    come fece il Pollaiuolo, di far stampe di rame, e fra l'altre cose fece
    i suoi Trionfi, e ne fu allora tenuto conto perché non si era veduto
    meglio. E fra l'ultime cose che fece fu una tavola di pittura a S. Ma-
20   ria della Vittoria, chiesa fabricata con ordine e disegno d'Andrea
    dal marchese Francesco per la vittoria avuta in sul fiume del Taro,
    essendo egli generale del campo de' Vineziani contra a' Francesi;
    nella quale tavola, che fu lavorata a tempera e posta all'altar maggio-
    re, è dipinta la Nostra Donna col Putto a sedere sopra un piedestallo,
25   e da basso sono S. Michel Agnolo, S. Anna e Gioachino che presen-
    tano esso marchese - ritratto di naturale tanto bene che par vivo
    alla Madonna che gli porge la mano. La quale, come piacque e piace
    a chiunche la vide, così sodisfece di maniera al marchese che egli
    liberalissimamente premiò la virtù e fatica d'Andrea, il quale poté,
30   mediante l'esser stato riconosciuto dai prìncipi di tutte le sue opere,
    tenere infino all'ultimo onoratamente il grado di cavaliere.
    Furono concorrenti d'Andrea Lorenzo da Lendinara, il quale fu
    tenuto in Padova pittore ecc[ellente] e lavorò anco di terra alcune
    cose nella chiesa di S. Antonio, et alcuni altri di non molto valore.
35   Amò egli sempre Dario da Trevisi e Marco Zoppo bolognese per essersi
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Edizione Torrentiniana
    Fece poco dapoi in Padova sopra la porta del Santo uno archetto do-
    ve si vede scritto il suo nome; e ne' Servi della medesima città dipinse la
    cappella di San Cristofano con bellissima grazia. Appresso ritornato a
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