Volume 3

Edizione Giuntina
    istoria una bella e buona avertenza, che avendo situato il piano dove
    posavano le figure più alto che la veduta dell'occhio, fermò i piedi
    dinanzi in sul primo profilo e linea del piano, facendo sfuggire gl'al-
    tri più adentro di mano in mano e perder della veduta de' piedi e
5   gambe quanto richiedeva la ragione della veduta; e così delle spo-
    glie, vasi et altri istrumenti et ornamenti fece veder sola la parte
    di sotto e perder quella di sopra, come di ragione di prospettiva
    si conveniva di fare; e questo medesimo osservò con gran diligenza
    ancora Andrea degl'Impiccati nel Cenacolo che è nel refettorio di
10   S. Maria Nuova. Onde si vede che in quella età questi valenti uomini
    andarono sottilmente investigando e con grande studio imitando la
    vera proprietà delle cose naturali: e per dirlo in una parola, non po-
    trebbe tutta questa opera esser né più bella né lavorata meglio; onde,
    se il marchese amava prima Andrea, l'amò poi sempre et onorò
15   molto maggiormente. E che è più, egli ne venne in tal fama che papa
    Innocenzio VIII, udita l'eccellenza di costui nella pittura e l'altre
    buone qualità di che era maravigliosamente dotato, mandò per lui
    acciò che egli, essendo finita di fabricare la muraglia di Belvedere,
    sì come faceva fare a molti altri, l'adornasse delle sue pitture.
20   Andato dunque a Roma con molto esser favorito e raccomandato
    dal marchese, che per maggiormente onorarlo lo fece cavaliere, fu
    ricevuto amorevolmente da quel Pontefice e datagli sùbito a fare una
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Edizione Torrentiniana
    e fatica non punto piccola, non guardando né a tempo né a indu-
    stria nel lavorare; e di continuo mostrò avere a quel principe affezzion
25   grandissima, da che e' faceva cortesie sì rare alla sua virtù, inamo-
    rato in tutto di quella. Finita questa opera, fece a San Zeno in Verona
    la tavola dello altar maggiore, de la quale dicono che e' lavorò per
    mostra una figura bellissima, avendo gran volontà di condurre tal lavoro.
    Le cose che fece in Mantova, e massimamente quella sala, furon cagione
30   che egli fu tanto nominato per Italia ch'altro non si udiva che 'l grido del
    Mantegna nella pittura.
    Avvenne che essendo la virtù sua accompagnata da costumi e da modi
    buoni, udì le sue maraviglie papa Innocenzio VIII. Il quale avendo fa-
    bricato a Roma la muraglia di Belvedere con paesi e pitture bellissime,
35   desideroso di adornarle mandò a Mantova per il Mantegna; et egli sùbi-
    to se ne venne a Roma con gran favore del marchese, che per maggior
    esaltazione e grandezza lo fece allora cavaliere a spron d'oro. Il Papa,
    fattoli gran favori in questa arrivata e vedutolo lietamente, gli fece fare
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