Volume 3

Edizione Giuntina
    in cotali cose o per prez[z]o o per altro si esercitavano, facevano quelle
    che si sono dette di sopra o maggiori cose.
    Non parlerò d'alcuni ceri che si dipignevano in varie fantasie,
    ma goffi tanto che hanno dato il nome ai dipintori plebei (onde si dice
5   alle cattive pitture "fantocci da ceri"), perché non mette conto; dirò
    bene che al tempo del Cecca questi furono in gran parte dismessi
    et in vece loro fatti i carri che simili ai triomfali sono oggi in uso.
    Il primo de' quali fu il cero della Moneta, il quale fu condotto a
    quella perfezzione che oggi si vede, quando ogni anno per detta
10   festa è mandato fuori dai maestri e signori di Zecca con un S. Gio-
    vanni in cima e molti altri Santi et Angeli da basso e intorno,
    rappresentati da persone vive. Fu deliberato, non è molto, che se ne
    facesse, per ciascun castello che offerisce cero, uno, e ne furono
    fatti insino in dieci per onorare detta festa magnificamente, ma non
15   si seguito per gl'accidenti che poco poi sopravennero. Quel primo
    dunque della Zecca fu per ordine del Cecca fatto da Domenico,
    Marco e Giuliano del Tasso, che allora erano de' primi maestri di le-
    gname che in Fiorenza lavorasseno di quadro e d'intaglio; et in esso
    sono da esser lodate assai, oltre all'altre cose, le ruote da basso, che
20   si schiodano per potere alle svolte de' canti girare quello edifizio et
    accommodarlo di maniera che scrolli meno che sia possibile,
    e massimamente per rispetto di coloro che di sopra vi stanno legati.
    Fece il medesimo un edifizio per nettare e racconciare il musaico
    della tribuna di S. Giovanni, che si girava, alzava, abbassava et ac-
25   costava secondo che altri voleva, e con tanta agevolezza che due per-
    sone lo potevano maneggiare; la qual cosa diede al Cecca reputazione
    grandissima.
    Costui, quando i Fiorentini avevano l'essercito intorno a Piancal-
    doli, con l'ingegno suo fece sì che i soldati vi entrarono dentro per via
30   di mine senza colpo di spada. Dopo, seguitando più oltre il mede-
    simo esercito a certe altre castella, come volle la mala sorte, volendo
    egli misurare alcune altezze in un luogo difficile, fu occiso; perciò
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Edizione Torrentiniana
    racconciare il musaico nella tribuna di San Giovanni si girava, s'alzava
    et abbassava et accostava, che due persone lo potevano maneggiare, cosa
35   che diede al Cecca riputazione grandissima.
    Avvenne al suo tempo che lo esercito de' Signori fiorentini era intorno
    a Piancaldoli, et egli con lo ingegno fece sì che i soldati vi entraron dentro
    per via di mine senza colpo di spada; e seguitando più oltre a certi castelli,
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