Volume 3

Edizione Giuntina
    vanno dietro a' carri o altro che si faccia in cambio delle dette nu-
    vole: della maniera delle quali ne ho, nel nostro libro de' disegni,
    alcune di mano del Cecca molto ben fatte e ingegnose veramente e
    piene di belle considerazioni. Con l'invenzione del medesimo si fa-
5   cevano alcuni Santi che andavano o erano portati a processione, o
    morti o in varii modi tormentati: alcuni parevano passati da una
    lancia o da una spada, altri aveva un pugnale nella gola et altri altre
    cose simili per la persona. Del qual modo di fare, perché oggi è no-
    tissimo che si fa con spada, lancia o pugnale rotto che con un cer-
10   chietto di ferro sia[n] da ciascuna parte tenuti stretti e di ri-
    scontro, levatone a misura quella parte che ha da parere fitta nella
    persona del ferito, non ne dirò altro: basta che per lo più si truova
    che furono invenzione del Cecca.
    I giganti similmente, che in detta festa andavano attorno, si face-
15   vano a questo modo. Alcuni molto pratichi nell'andar in sui trampoli,
    o come si dice altrove in sulle zanche, ne facevano fare di quelli che
    erano alti cinque e sei braccia da terra, e fasciategli et acconcigli
    in modo con maschere grandi et altri abbigliamenti di panni o d'ar-
    me finte che avevano membra e capo di gigante, vi montavano sopra,
20   e destramente caminando parevano veramente giganti, avendo non-
    dimeno inanzi uno che sosteneva una picca, sopra la quale con una
    mano si appoggiava esso gigante, ma per si fatta guisa però che pa-
    reva che quella picca fusse una sua arme, cioè o mazza o lancia o un
    gran battaglio, come quello che Morgante usava, secondo i poeti
25   romanzi, di portare. E sì come i giganti, così si facevano anche delle
    gigantesse, che certamente facevano un bello e maraviglioso vedere. I
    spiritelli poi da questi erano differenti, perché senza avere altra che
    la propria forma, andavano in sui detti trampoli alti cinque e sei
    braccia, in modo che parevano proprio spiriti; e questi anco avevano
30   inanzi uno che con una picca gl'aiutava. Si racconta nondimeno che
    alcuni, eziandio senza punto appoggiarsi a cosa veruna, in tanta altezza
    caminavano benissimo. E chi ha pratica de' cervelli fiorentini, so che
    di questo non si farà alcuna maraviglia, perché - lasciamo stare quello
    da Montughi di Firenze, che ha trapassati nel salir e giocolare sul
35   canapo quanti insino a ora ne sono stati - chi ha conosciuto uno
    che si chiamava Ruvidino, il quale morì non sono anco dieci anni,
    sa che il salire ogni altezza sopra un canapo o fune, il saltar dalle
    mura di Firenze in terra e andare in su trampoli molto più alti che
    quelli detti di sopra, gli era così agevole come a ciascuno caminare
40   per lo piano. Laonde non è maraviglia se gl'uomini di que' tempi, che
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