Volume 3

Edizione Giuntina
    molto bene la natura. Averebbe il povero Vivarino con suo
    molto onore seguitato il rimanente della sua parte; ma essendosi,
    come piacque a Dio, per la fatica e per essere di mala complessione
    morto, non andò più oltre; anzi, perché neanco questo che aveva
5   fatto aveva la sua perfezzione, bisognò che Giovan Bellini in alcuni
    luoghi lo ritoccasse.
    Aveva intanto egli ancora dato principio a quattro istorie, che or-
    dinatamente seguitano le sopradette. Nella prima fece il detto Papa
    in S. Marco, ritraendo la detta chiesa come stava apunto, il quale
10   porge a Federigo Barbarossa a basciare il piede; ma quale si fusse la
    cagione, questa prima storia di Giovanni fu ridotta molto più vivace
    e senza comparazione migliore dall'eccellentissimo Tiziano. Ma se-
    guitando Giovanni le sue storie, fece nell'altra il Papa che dice Messa
    in S. Marco, e che poi, in mezzo del detto imperatore e del doge,
15   concede plenaria e perpetua indulgenzia a chi visita in certi tempi
    la detta chiesa di S. Marco, e particolarmente per l'Ascensione del
    Signore. Vi ritrasse il didentro di detta chiesa et il detto Papa in sulle
    scalèe che escono di coro, in pontificale e circondato da molti cardi-
    nali e gentiluomini; i quali tutti fanno questa una copiosa, ricca e bella
20   storia. Nell'altra, che è di sotto a questa, si vede il Papa in roccetto,
    che al Doge dona un'ombrella dopo averne data un'altra all'Impe-
    ratore e serbatone due per sé. Nell'ultima che vi dipinse Giovanni si
    vede papa Alessandro, l'imperatore et il doge giugnere a Roma, dove
    fuor della porta gli è presentato dal clero e dal popolo romano otto
25   stendardi di varii colori et otto trombe d'argento, le quali egli dona al
    Doge, acciò l'abbia per insegna egli et i suc[c]essori suoi. Qui ritrasse
    Giovanni Roma in prospettiva alquanto lontana, gran numero di ca-
    valli, infiniti pedoni, molte bandiere et altri segni d'allegrezza sopra
    Castel Sant'Agnolo. E perché piacquero infinitamente queste opere
30   di Giovanni, che sono veramente bellissime, si dava apunto ordine
    di fargli fare tutto il restante di quella sala, quando si morì, essendo
    già vecchio.
    Ma perché insin qui non si è d'altro che della sala ragionato per
    non interrompere le storie di quella, ora tornando alquanto adietro,
35   diciamo che di mano del medesimo si veggiono molte opere;
    ciò sono una tavola, che è oggi in Pesero in S. Domenico all'altar
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Edizione Torrentiniana
    Spartosi dunque il nome suo per quel paese, erano con prieghi intercesse
    l'opere da lui e con mez[z]i grandi; come fu la tavola che è oggi in Pesaro
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