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d'altri diletti; et ancora che e' non fusse molto eccellente a comparazio- |
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ne di molti che lo avanzarono di disegno, superò nientedimeno col |
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tanto fare tutti gli altri della età sua, perché in tanta moltitudine di |
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opere gli vennero fatte pure delle buone. Dipinse in Fiorenza nella sua |
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giovanezza alla Compagnia di San Marco la tavola dello altare, et in |
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San Friano un trànsito di San Ieronimo, che è stato guasto per accon- |
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ciare la facciata della chiesa lungo la strada. Nel palazzo de' Medici |
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fece in fresco la cappella con la storia de' Magi; et a Roma in Araceli |
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nella cappella de' Cesarini le storie di Santo Antonio da Padova, et in |
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Santo Apostolo la cappella dello altar maggiore; la quale, per le fatiche |
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duratevi e per alcune figure scortate, ebbe grido e fama grandissima in |
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quella città e fu cagione di farlo conoscere per molto pratico e diligente |
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nella arte. Non mancano però alcuni che attribuischino questa cappella a |
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Melozzo da Furlì; il che a noi non pare verisimile, sì perché di Melozzo |
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non abbiamo visto già mai cosa alcuna, e sì ancora perché e' vi si riconosce |
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tutta la maniera di Benozzo: pure, ne lasciamo il giudicio libero a chi la |
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intende meglio di noi. Dipinse in questa cappella la Ascensione di Cristo |
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con assai ornamenti di prospettiva ad instanzia, dicono, del cardinale Ria- |
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rio, nipote di papa Sisto IIII, dal quale ne fu molto remunerato. Fu costui |
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abbondante di figure e di ogni altra cosa ne' suoi lavori, e molto si dilettò |
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di fare scortar le figure di sotto in su, cosa difficile e faticosa nella pittura. |
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Fu chiamato dalla Opera di Pisa, e lavorò nel cimiterio allato al |