Volume 3

Edizione Giuntina
    diletti; et ancora che e' non fusse molto eccellente a comparazione
    di molti che lo avanzarono di disegno, superò nientedimeno col tanto
    fare tutti gli altri della età sua, perché in tanta moltitudine di opere
    gli vennero fatte pure delle buone. Dipinse in Fiorenza nella sua gio-
5   vanezza alla Compagnia di S. Marco la tavola dello altare, et in
    S. Friano un trànsito di S. Ieronimo, che è stato guasto per accon-
    ciare la facciata della chiesa lungo la strada. Nel palazzo de' Medici
    fece in fresco la cappella con la storia de' Magi; et a Roma in Araceli
    nella cappella de' Cesarini le storie di S. Antonio da Padova, dove
10   ritrasse di naturale Giuliano Cesarini cardinale et Antonio Colonna.
    Similmente nella torre de' Conti, cioè sopra una porta sotto cui si
    passa, fece in fresco una Nostra Donna con molti Santi; et in Santa
    Maria Maggiore, all'entrar di chiesa per la porta principale, fece a
    man ritta in una cappella, a fresco, molte figure che sono ragionevoli.
15   Da Roma tornato Benozzo a Firenze, se n'andò a Pisa, dove lavorò
    nel cimiterio che è allato al Duomo, detto Camposanto, una facciata
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Edizione Torrentiniana
    d'altri diletti; et ancora che e' non fusse molto eccellente a comparazio-
    ne di molti che lo avanzarono di disegno, superò nientedimeno col
    tanto fare tutti gli altri della età sua, perché in tanta moltitudine di
20   opere gli vennero fatte pure delle buone. Dipinse in Fiorenza nella sua
    giovanezza alla Compagnia di San Marco la tavola dello altare, et in
    San Friano un trànsito di San Ieronimo, che è stato guasto per accon-
    ciare la facciata della chiesa lungo la strada. Nel palazzo de' Medici
    fece in fresco la cappella con la storia de' Magi; et a Roma in Araceli
25   nella cappella de' Cesarini le storie di Santo Antonio da Padova, et in
    Santo Apostolo la cappella dello altar maggiore; la quale, per le fatiche
    duratevi e per alcune figure scortate, ebbe grido e fama grandissima in
    quella città e fu cagione di farlo conoscere per molto pratico e diligente
    nella arte. Non mancano però alcuni che attribuischino questa cappella a
30   Melozzo da Furlì; il che a noi non pare verisimile, sì perché di Melozzo
    non abbiamo visto già mai cosa alcuna, e sì ancora perché e' vi si riconosce
    tutta la maniera di Benozzo: pure, ne lasciamo il giudicio libero a chi la
    intende meglio di noi. Dipinse in questa cappella la Ascensione di Cristo
    con assai ornamenti di prospettiva ad instanzia, dicono, del cardinale Ria-
35   rio, nipote di papa Sisto IIII, dal quale ne fu molto remunerato. Fu costui
    abbondante di figure e di ogni altra cosa ne' suoi lavori, e molto si dilettò
    di fare scortar le figure di sotto in su, cosa difficile e faticosa nella pittura.
    Fu chiamato dalla Opera di Pisa, e lavorò nel cimiterio allato al
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